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Aprite gli occhi..prima che si chiudano per sempre
Premio Pulitzer 2015 per la narrativa! Signori, si tratta di un premio di tutto rispetto, forse una delle più prestigiose onorificenze in ambito letterario a cui uno scrittore possa ambire, basterebbe forse citare alcuni grandi capolavori che ne sono stati insigniti, da 'Il vecchio e il mare', 'Il buio oltre la siepe', sino al più recente 'Pastorale americana'.
Insomma, siamo sicuramente di fronte ad un romanzo che obiettivamente non può deludere le aspettative della stragrande maggioranza dei lettori; un pò come quando viene assegnato il primo premio ad un concorso di bellezza.. per quanto la bellezza fisica, come quella 'letteraria', sia suscettibile del gusto personale e soggettivo di ognuno di noi, difficilmente la vincitrice di quei concorsi potrà apparire 'brutta' agli occhi di qualcuno; al massimo, potrebbe non essere considerata 'perfetta', perchè magari uno nota uno sguardo poco incisivo, altri un sorriso poco smagliante... ma sono comunque dettagli che non inficiano o sminuiscono di molto il giudizio unanime.
Ecco, lo stesso potrei dire per questo romanzo, sicuramente un ottimo romanzo, con un stile di scrittura molto fluido ma che palesa al contempo una scelta accurata delle parole, volta a creare un alone di poesia che impregna ogni singola pagina del libro: si ha spesso la sensazione che l'autore voglia aiutare chi legge a percepire lo stato d'animo dei protagonisti provando a ricrearlo e trasmetterlo nella descrizione dell'ambiente, dei suoi suoni e colori, soprattutto i colori direi.
E se tenete conto che la trama si svolge durante la seconda guerra mondiale, a cavallo del D-Day, è facile intuire che i colori predominanti siano quelli più grigi e cupi, persino la primavera appare spesso spenta e sbiadita, e i suoni siano quelli più assordanti delle bombe o i sibili incisivi ed istantanei dei proiettili dei cecchini.
La guerra, sicuramente, c'è nel romanzo.. ma non ci sono vincitori, non ci sono vinti, non si punta il dito contro il tedesco o contro l'americano, non c'è politica e non si sventolano bandiere ideologiche di alcun tipo: c'è bensì la constatazione che la guerra è un male per tutti, il sangue dei caduti è rosso, sempre, indipendentemente dal paese per cui si combatte, e l'anima dei sopravvissuti è nera, educata solo all'annientamento del nemico e al sacrificio in nome della patria ed infine oscurata dalla violenza subita e perpetrata.
In questo grigiore dominante, spiccano alcuni bagliori di luce.. 'luce che non vediamo', luce che stimola ed illumina il cervello e di conseguenza l'anima, la luce della scienza, del sapere, quella curiosità che sin da tenera età pone mille domande, mille perchè, e l'ostinazione di chi non rinuncia a trovare una risposta, ad indagare, studiare, osservare ed imparare.
"Il cervello è rinchiuso nell'oscurità totale. Galleggia in un liquido trasparente dentro il cranio, senza mai vedere la luce. E tuttavia il mondo che costruisce nella nostra mente è pieno di luce. Trabocca di colore e movimento. E dunque, come fa il cervello, che vive senza uno sprazzo di luce, a costruire per noi un mondo pieno di luce?"
E' questa luce che caratterizza entrambi i protagonisti del romanzo, Marie-Laure e Werner, che l'autore ci presenta inizialmente quando ancora bambini: Marie-Laure vive a Parigi, col padre, la madre persa a pochi anni dalla nascita così come la sua vista, a sei anni infatti i suoi occhi si spengono ed il mondo intorno a lei diventa improvvisamente buio; Werner invece è un ragazzino e vive con la sorella in un orfanotrofio in un paesino della Germania nazista, vicino a quelle miniere di ferro che rappresentano l'unica fonte di lavoro e sostentamento per gli uomini del paese e dove spesso loro stessi trovano la morte.
Li vediamo crescere, le loro infanzie procedono su binari inizialmente paralleli, anche se si intuisce sin da subito che sono destinati ad incrociarsi: Werner, grazie alla sua fervida intelligenza, scopre tutti i 'misteri' racchiusi in quella scatola magica che è la radio, sino a diventare un vero esperto di elettronica, inducendo poi un ufficiale tedesco che ne percepisce le potenzialità a favorirne l'ingresso nella prestigiosa scuola di formazione della gioventu hitleriana; Marie-Laure, costretta ad abbandonare Parigi, ormai sotto l'assedio dei tedeschi, e a rifugiarsi col padre nella cittadina bretone di Saint-Malo trovando ospitalità presso la casa del prozio Etienne, dove rimarrà anche quando il padre sarà costretto ad abbandonare quel paese.
E mentre Werner trova conforto nella scienza, si concentra sullo studio delle onde elettromagnetiche per non lasciarsi soffocare dalla triste realtà che lo circonda, la 'luce' di Marie-Laure è nella sua passione per i libri, libri di avventura, libri che raccontano mondi inesplorati e ricchi di misteri della natura ancora da svelare e studiare... 20000 leghe sotto il mare, che Marie-Laure leggerà instancabilmente con le sue dita, solcando ogni singola parola della versione stampata per non vedenti, superando così con l'immaginazione i limiti imposti dalla sua cecità.
E' questa la forza della 'luce che non vediamo'... è la caparbietà che la tiene viva e che alimenta la speranza in un mondo migliore, la scienza come veicolo di progresso e sviluppo e non come strumento di morte.
E' un aspetto questo che si ripresenta spesso nel romanzo; a titolo di esempio, vi cito il riferimento frequente alla triangolazione delle onde radio, tecnica efficace in tempi di guerra nell'individuare sorgenti nemiche da disintegrare e al contempo basilare nello sviluppo delle attuali reti GSM (come accennato nel capitolo finale del libro). Analogamente, ritengo sia da interpretare sempre in quest'ottica l'introduzione nella trama della leggenda del Mare di Fiamma, un diamante di rara bellezza custodito nel museo parigino dove lavora il padre di Marie-Laure e che la tradizione vuole soggetto ad un'antica maledizione, a causa della quale il possessore gode di immortalità ma chi lo circoda è destinato ad una morte precoce.
Persino a fine lettura, ho avuto difficoltà a capire per quale motivo l'autore abbia arricchito la trama intessendo le vicende dei personaggi intorno a tale pietra, la stessa vita di Marie-Laure sarà in pericolo proprio a causa di un ufficiale tedesco che ricerca il diamante da anni sperando che la sua 'magia' sia vera e possa difenderlo dal tumore che gli ha invaso il corpo: inizialmente ho ipotizzato che sia stata una scelta 'stilistica', dettata dal desiderio di dare un tocco più 'avventuroso' alla storia; mi piace però pensare che l'autore abbia voluto mettere in contrapposizione la 'luce' visibile del Mare di Fiamma, irrazionale, basata sulla magia e sulla superstizione, con quella 'invisibile' della ragione e della scienza.
Per concludere, volendo trovare un difetto al vincitore del premio Pulitzer, ho notato solo una certa ripetitività in alcuni capitoli, soprattutto quelli in cui l'autore indugia maggiormente nel mettere in risalto il distacco forzato di Marie-Laure dal padre e del giovane Werner dalla sorella nell'orfanotrofio; ecco, direi che in alcuni punti del romanzo l'eccesso di 'poesia' sembra quasi correre sul filo della leziosità.
Ma, come già scrivevo all'inizio, si tratta di piccole imperfezioni che sicuramente non alterano la 'bellezza' di questo romanzo.
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Forse un po' Le gazze ladre di Follett ... ma solo come ambientazione perché lo stile è completamente diverso... e poi Follett è inglese.
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