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Le streghe di Salem tornano di nuovo
Mary, ma questo non è il suo vero nome, è una strega. Ce lo dice candidamente già alla seconda riga del romanzo. Di questa sua professione di fede, non abbiamo in seguito alcuna dimostrazione, perchè non compie alcun prodigio. A meno che si possa considerare tale ammalliare parecchi dei bellocci che attraversano la sua strada, senza però mai arrivare al dunque.
La prima parte della sua vita viene raccontata dalla stessa eroina in un diario, poi nascosto in una trapunta, ritrovato e raccolto in questo libro. La seconda parte, come ci fa intuire sul finale l'autrice, ci viene raccontata in un volume successivo che non credo leggerò.
Mi è piaciuta l'idea di raccontare la sanguinosa caccia alle streghe avvenuta nell'America puritana di fine 1600 attraverso gli occhi di una presunta ( anzi vera) strega. Forse però la storia della cittadina di Salem nella quale la gelosia di alcune ragazzine ha scatento una delle peggiori cacce alle streghe di tutti i tempi è stata racontata già troppe volte sia in lettteratura che al cinema.
Trovo che il romanzo sia scritto bene, sia scorrevole, con la presenza di parecchi personaggi ( alcuni un pò macchiette) che rappresentano tutta la varietà di persone presenti in una comunità.
Ma non è riuscito ad appassionarmi troppo. Di certo offre un interessante spaccato della vita condotta in America da alcune comunità fuggite dall'Inghilterra alla ricerca di una vita che avrebbe dovuta essere più pura di quella lasciata in patria.
Però trovo che questo libro non sia nè carne, nè pesce. Con questa stregoneria dichiarata, ma che non arriva a nulla di concreto.