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La famiglia Moskat
 
La famiglia Moskat 2015-06-05 06:47:43 annamariabalzano43
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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    05 Giugno, 2015
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La disgregazione di una famiglia e il crollo di un

Non ci è possibile, purtroppo, cogliere tutte le più sottili sfumature di questo romanzo di Isaac Bashevis Singer, giunto a noi nella traduzione italiana. L’originale fu scritto in jiddish, per una chiaro tentativo dell’autore di conservare ancora una parte di quella cultura ebraica che andava estinguendosi. E lo jiddish sembra essere una lingua particolarmente complessa. Nonostante ciò rimane grandissimo il valore dell’opera, anche nella sua traduzione, per la rappresentazione di un mondo in crisi, drammaticamente e inesorabilmente condannato a scomparire.
Attraverso la storia di una grande famiglia che ha nel suo patriarca il proprio punto di riferimento, con grande realismo Singer analizza i limiti, le debolezze, i vizi di una parte di quella comunità ebraica residente nell’Europa orientale. I personaggi da lui creati sono di grande spessore, dal capostipite Meshulam, a Abram, a Asa Heshel, a Koppel per non parlare dei bellissimi personaggi femminili, da Adele a Hadassah a Lia. Non risparmia nessuno Singer, di tutti mette in risalto i difetti e i vizi, ma lo fa senza alcun intento moralistico, anzi quasi con indulgenza. È per questo che il lettore non è mai portato a condannare gli eccessi di Abram, pronto a soddisfare le sue improvvise e accese passioni, al punto da ignorare il principio del bene e del male, così come è indulgente verso le debolezze di Asa Heshel. Forse il personaggio verso il quale Singer è più spietato è Koppel, di cui mette in rilievo la grossolanità e la disonestà.
C’è sempre una grande differenziazione tra i personaggi maschili e quelli femminili. Dei primi si sottolineano i difetti, dei secondi la concretezza e la volontà. Ma è certamente Asa Heshel, il personaggio più significativo, per ciò che egli rappresenta nella comunità ebraica di quel tempo e di quei luoghi. Egli è l’intellettuale che non riesce tuttavia a completare alcun progetto iniziato. Studioso di Spinoza, entra in conflitto con l’ebraismo, per il fatto stesso che Spinoza escludeva il principio del creazionismo. Dunque l’inerzia di Heshel compromette tutti i suoi rapporti affettivi. Egli in un certo modo si compiace della sua infelicità e della sua incapacità di amare, pur amando appassionatamente. La sua condizione è la condizione stessa dell’ebreo prigioniero delle sue incertezze. Egli non riesce neanche ad aderire al sionismo, perché in esso non vede la soluzione ai problemi del popolo ebraico. Ciò che per altri rappresenta una speranza per Asa Heshel è solo un’illusione. Egli è dunque l’uomo singolo e parte d’una collettività a un tempo. Il suo destino non può essere che assistere al totale sconvolgimento del suo mondo, all’annientamento e alla distruzione dei valori che gli erano appartenuti. La conclusione del romanzo non lascia alcuna speranza. Se la nostalgia del passato per altri autori di religione ebraica di provenienza mitteleuropea derivava dal rimpianto d’un ordine e di un’armonia perdute, per Singer il passato non ha in sé alcunchè di mitico. Il vuoto è incolmabile. La morte è totale. L’ultima frase pronunciata da Hertz Yanovar è emblematica: “Il Messia verrà presto.” […..] “La morte è il Messia. Questa è la verità.”

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Commenti

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Bellissimo, vero? Il nuovo finale più soft che era stato tagliato a me non è piaciuto. Lo vendono a parte, credo.
Si veramente bello, Mario. Non ho letto l'altro finale, ma mi documenterò. Grazie Mario.
AnnaMaria, la tua bella analisi mi riporta alle emozioni della lettura di questo notevole testo. Non ho ancora letto, però, il capitolo finale che è stato recentemente pubblicato in traduzione italiana e che conduce a una conclusione meno pessimistica. Mi incuriosisce per poter capire le motivazioni che possano aver indotto l'editore ad un' 'amputazine' di tale portata.
Si, anch'io sono curiosa. Per me questo finale è perfetto perché rispecchia la verità storica di un popolo. Ma si sa gli editori a volte rispondono a esigenze del tutto commerciali!
un bel full anche da parte tua Anna Maria a questo Singer....
Si Silvia, un romanzo notevole!
Ciao Anna Maria, non mi ero accorta di questo intervento. Bel commento per un bellissimo romanzo, io ho letto anche l'ultimo capitolo e mi era piaciuto, se non ricordo male la scelta di toglierlo fu fatta per assecondare gli editori stranieri ma la versione in yiddish del '50 aveva proprio quel capitolo dunque, a mio parere, è la più vicina all'autore. devo però ribadire che la traduzione di Erri De Luca mi ha infastidita, troppo saccente e poco narrativa...persi la magia della prosa singeriana con un capitolo. Ciao
Grazie Laura. Quanti retroscena su questo romanzo! Devo assolutamente leggere il capitolo alternativo!
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