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angeli come stelle cadenti
Quando cadono gli angeli è un curato affresco della società edoardiana, ma in particolare del retaggio che l'era vittoriana, data la sua forza, ha lasciato nella società inglese di inizi '900.
La storia attraversa il cammino di due famiglie, i Coleman e i Waterhouse, tramite un'intervallare dei racconti dei suoi appartenenti. Ne esce fuori il racconto di una morale estremamente indottrinata, talvolta assurda, essenzialmente superficiale nell'ossessiva cura della forma e dell'apparenza, del dettaglio effimero, e come ogni facciata che si rispetti, nasconde dietro talvolta un grande vuoto di sostanza. Spesso causa di gesti crudeli dettati dal retta osservanza di un dovere "giusto" perchè imposto, dettato dall'ignoranza del "dover essere".
Le due famiglie sono specchio di questi due spaccati, ognuno portato all'estremo nel limite delle conseguenze. Il racconto ci vuole mostrare quanto ognuno di questi opposti possa creare irrazionalità e drammi, perchè ogni cambiamento che si rispetti deve essere in grado di integrarsi con il rispetto dell'attuale. Una forte voglia di evasione incontrollata per quanto nuova e improvvisa, e quindi ingestibile, capace di generare risvolti inattesi...come quando si da una pistola carica in mano ad un bambino.
In particolare troviamo due principali esistenze che danno vita ad ognuno dei fatti della storia: quella di Maude Coleman, brillante e pacata bambina simbolo della ragionevolezza e della bontà d'animo, e la sua amica del cuore Lavinia Waterhouse, essere particolare, astuto, incarnazione dell'assurdità delle formalità in particolare perchè nutrite da una bambina.
Senza quest'incontro nulla di ciò che accade sarebbe mai potuto essere.
Credo che l'intento dell'autrice sia stato quello di portar alla luce un'epoca così importante per l'Inghilterra e così piena di contraddizioni: la società vede e risente di un'enorme frattura. Circola quel parallelismo tra l'eredità di una coscienza radicalmente rigorosa e rigida, in tutte le sue assurdità, e al suo opposto, l'influenza del mondo che cambia, la quale sembra ineluttabilmente colpire quelle coscienze più aperte che si adeguano allo scorrere dei tempi.
Grandi contrasti e grandi contraddizioni. Grandi tradizioni e grandi cambiamenti. Un'epoca in cui CADONO GLI ANGELI, in cui, come segni premonitori e segnali, le certezza del passato cedessero e cadessero come angeli o come stelle.
Ritroviamo una Chevalier fedele a sé stessa, in una scrittura lenta, che non è tediosità ma voluta cura del dettaglio, e la solita delicatezza che sembra distinguere la sua poetica. L'attenzione alle sfaccettature del particolare e alla descrittività minuziosa emerge anche da una scelta stilistica: il romanzo è suddiviso in brevi capitoli, ognuno incentrato su un singolo avvenimento, più o meno importante ma che come un tassello assume grande significatività di dettaglio che costruisce la storia; ognuno di tali eventi viene vagliato tramite i punti di vista dei diversi personaggi che l'hanno vissuto, creando un ventaglio di prospettive curioso ed interessante. Questo dato consente di dar voce alle morali e di dedicare la meritata importanza che ogni evento possiede in sé, il quale è descritto da un io narrante con il suo linguaggio, i suoi pensieri, i suoi valori, e, di nuovo, la sua morale.
Ed è questa morale che ritorna sempre, secondo me il fulcro dell'intera narrazione ed elemento che da senso a tutta la storia.
Come negli altri romanzi, Tracy Chevalier dipinge un mondo dalle mille sfaccettature e ne porta a galla luci e ombre con quella delicatezza e cura unici nel suo genere.
Adoro l'attenta descrizione, la lentezza voluta in quanto senso di giustizia alla storia. Ognuna di esse merita di essere approfondita e nulla dovrebbe esser lasciato al caso, ma curato nella sua significatività e valore intrinseco. Questa è la lezione che l'autrice di dona.
Consiglierei la lettura a coloro che amano le storie introspettive e raffinate, curate nella loro storicità come affreschi di epoche che solo così possiamo conoscere.