Dettagli Recensione
Tra finzione e realtà
L’ultimo lavoro della Oates è decisamente un’opera particolare, purtroppo non ho altri parametri di riferimento essendo il primo libro che leggo di questa scrittrice. Lo stile di scrittura è articolato e prolisso, il romanzo si muove tra ambientazioni gotiche, eventi ed esseri malefici. La storia è scritta dal punto di vista di uno storico che narra le vicende percorrendo i sentieri tracciati da documenti, diari e lettere che non fanno parte di documentazioni ufficiali, ma che danno evidenza degli eventi raccontati. L’università di Princeton e l’omonima cittadina sono sicuramente le ambientazioni predominanti della storia, una storia che vuole essere un pout-pourri di personaggi veri e personaggi inventati, in sottofondo la storia degli Stati Uniti di inizio ‘900, quella vera; in primo piano “Il Maledetto”.
In un periodo in cui apprezzo esageratamente l’essenzialità ho voluto cimentarmi con questa lettura, che mi è risultata poco fluida, poco lineare e un po’ scomoda, ma questo è e rimane una mia personalissima sensazione del momento.
Nonostante tutto l’idea di mischiare verità e finzione, introducendo forti tinte gotiche e demoniache mi è parsa una bella idea, personalmente avrei snellito le svariate divagazioni, ma devo comunque sottolineare la grande cultura dell’autrice e la sua capacità di tenere viva l’attenzione nonostante le molteplici divagazioni, soprattutto nella prima metà del libro.
Bella in particolare la caratterizzazione di un personaggio, uno di quelli veri, interessante l’inserimento e il richiamo a personaggi letterari e a scrittori dell’epoca.
Nel complesso un libro particolare, un po’ pesante per i miei canoni di piacere, ma con una idea molto interessante e ritengo ben sviluppata. Un testo che non mi ha suscitato particolari emozioni, ma che mi ha sicuramente tenuto attento.
Grazie alla sapiente narrazione ho percepito “Il Maledetto” come un aria malsana, una situazione mai ben definita, un fluido invisibile e mortifero, per questo ritengo che la Oates abbia fatto un gran lavoro di caratterizzazione, e di descrizione delle atmosfere. Un monologo finale mette un po’ di chiarezza, forse si tratta di una denuncia urlata, sotto forma di sermone, un lunga metafora non troppo mascherata, un urlo di protesta della scrittrice, o forse è solo un finale come tanti altri.
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Commenti
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In tempi cosi caotici l'essenzialità diventa una rara preziosità
Saluti
Riccardo
Credo che in effetti sia una cosa complessa da fare.
Grazie
Riccardo
Spesso anche le nostre vite sono piene di pagine inutili che andrebbero sfoltite per far risaltare maggiormente tutto il bello che spesso non vediamo.
Saluti
Riccardo.
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