Dettagli Recensione
Quando la sofferenza unisce
La prima cosa che mi ha colpito di questo romanzo è il fatto che è stato scritto a quattro mani, da marito e moglie, i coniugi Anastasios. In alcune parti infatti prevale una parte più prettamente femminile, in altre maschile.
Joshua Connor è un rabdomante, un vero dono per chi come lui vive nelle terre aride dell'Australia. Joshua è capace di trovare l'acqua anche a grandi profondità, ma non è stato ancora capace di trovare e riportare a casa i resti dei tre figli, partiti per la prima guerra mondiale e mai più tornati.
Quando ormai niente lo lega più alla sua terra di origine, decide di imbarcarsi ed iniziare un lungo viaggio, quello che avrebbe dovuto fare molti anni prima, con destinazione Gallipoli in Turchia. Terra inospitale per chi, come il suo popolo, è entrato li come invasore.
Devo ammettere la mia ignoranza (ora colmata) sulla guerra fra australiani e turchi. Il libro all'inizio poi non aiuta molto, quindi ho fatto delle ricerche parallele per comprendere meglio la trama e capire cosa è successo dopo la guerra.
Sono sempre stata affascinata dalla Turchia, una nazione in cui oriente ed occidente si scontrano e si incontrano.
Costantinopoli (oggi Istanbul) è una città da scoprire ed i due autori la rendono ancora più accattivante raccontandone aneddoti, tradizioni e stile di vita; tutto è stato possibile grazie all'aiuto di persone del posto di cui gli autori hanno richiesto la collaborazione
Non ci risparmiano neanche la crudeltà della guerra e le sue conseguenze.
I personaggi non sono molti; mi hanno particolarmente colpito il maggiore turco Hasan detto "l'assassino" e la bellissima Ayshe, donna con il polso di ferro.
Connor si troverà davanti un muro, ma grazie alla sua onestà, alla sofferenza e alla tenacia con cui persevererà il suo scopo, si farà degli amici davvero inaspettati.
Un libro che ho davvero apprezzato, intenso, riflessivo, ingiusto ma reale. Davvero imperdibile. Unica pecca è lo stile dei due, che a volte appesantisce un pò.
Vi lascio con due frasi che rappresentano qualcosa della cultura turca:
"Il capitano Charles Brindley è appoggiato allo schienale della sua sedia e contempla la decorazione che orna il soffitto. Ha scoperto che gli artigiani musulmani lasciano sempre un difetto in ciò che realizzano, perché soltanto Allah è perfetto: da allora cerca con attenzione la pennellata sbagliata o la pietra fuori posto nella sua cupola sopra la sua testa. Sono passati tre mesi, e non l'ha ancora trovata."
"C'è un proverbio persiano che recita: "Possa tu sopravvivere ai tuoi figli". Sembra una benedizione, invece è la peggior maledizione che si possa lanciare contro qualcuno. Non lo augurerei nemmeno al mio peggior nemico."
Lo consiglio.
Buona lettura!!
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Grazie, Pia
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