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Lunga vita a Kaiser
Esistono qualita' improprie alla razza umana, in molti soggetti piu' inevitabilmente sfuggenti che non sensatamente stabilizzabili. Cito la fedelta', che per assurdo e' una caratteristica molto sviluppata in specie meno evolute, meno intelligenti. Un cane, per esempio. Che non distingue il colore della divisa di un soldato, che non riconosce un patto tra uomini, ma che non esita un istante a scegliere di morire per la vita del suo padrone.
Partendo da questo spunto IL COLLARE ROSSO ci propone un breve ed amabilissimo romanzo ambientato in una Francia assolata reduce dalla prima guerra mondiale, nella spoglia cella di un carcere semideserto in cui, al ritmo dolente di un abbaio straziato, un uomo affronta un altro uomo, cercando di capire perche' questi voglia essere condannato.
Valentine col bimbo vestito di pezze cucite ripone i preziosi volumi su mensole storte , nel cuore di Kaiser dal manto ricoperto di cicatrici pulsa la costanza dell'attesa, il giudice Lantier interroga il detenuto, affrontando il passato. Si torna al fronte, in una guerra di ragazzi strappati a grappoli dalle loro case, nelle buche di trincea ad ammazzare e farsi uccidere a colpi di baionetta e magari tornare, quando si torna, con una medaglia al valore per avere attaccato senza timore e colpito con onore. Onore scolpito sul metallo lucido che non appartiene a quelle giovani mani callose di contadino che coltivavano la terra, prima di divenire guerriere.
Semplice ma intenso, pochi personaggi che nascono dallo spunto di un episodio vero e con cui Rufin scrive una bella storia d'amore e tenerezza, di uomini, di animali, auspicando la pace di una famiglia con una nota di disprezzo sulla guerra. Buona lettura.
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Complimenti.
Saluti