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La famiglia Moskat
 
La famiglia Moskat 2014-12-27 13:38:24 siti
Voto medio 
 
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Stile 
 
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Contenuto 
 
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Piacevolezza 
 
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siti Opinione inserita da siti    27 Dicembre, 2014
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UNA GRANDE FAMIGLIA UNIVERSALE

Il romanzo corposo ma scorrevole, ruota, come dice il titolo, intorno alle vicende di una ricca famiglia ebrea di Varsavia dai primi del ‘900 allo scoppio della seconda guerra mondiale. Si entra dentro la storia attraverso il personaggio del suo ricco patriarca, Meshulam Moskat, archetipo dei vizi e delle virtù di una comunità sagacemente dipinta da Isaac B. Singer. Magistralmente entrano in scena, tra i vari gradi di parentela, figli di primo e di secondo letto, la terza moglie e la figlia, i generi, l’amministratore, i nipoti e un giovane, Asa, di cui tutto il romanzo racconta infine la storia.

Come i fili di un ordito Singer abilmente tesse la trama molto gradevole e magnetica. Ogni personaggio è accarezzato e accompagnato dal narratore che, sapientemente, lo utilizza per variare la prospettiva rispetto alla centralità insita nella grande famiglia. Si viene a contatto con un’umanità multiforme e colta nelle sue debolezze e contraddizioni. La cultura è quella ebraica anch’essa fermata in un momento storico che la mette per l’ennesima volta in discussione ma, questa volta, anche dal suo interno.
Gabbani gettati, barbe tagliate, parrucche matronali levate,scioperi, sionismo, libera circolazione di libri profani in traduzione yiddish, scuole riformate, cospirazioni e su tutto un calendario denso di festività tutte rispettate formalmente e santificate.
Il culto cela malumori, dissidi, fragilità, speranze e velleità. Copre, mette a tacere, tarpa le ali, rivisita,dona speranza, crea legami, li dissolve. La comunità- famiglia con le sue contraddizioni è legata alla sua religione anche quando nei comportamenti se ne discosta. Tutti i personaggi vivono, cadono, si rialzano, si allontanano, si avvicinano, sono in eterno movimento. Alcuni,fatalisti, si arrabattano pensando che tutto sia già scritto, altri vivono nella speranza di potersi muovere dalla propria condizione umana, altri ancora non conoscono sosta.
La famiglia è grande ed è osservata da una massa anonima che ne vive la storia e in un modo o nell’altro se ne fa partecipe. Emergono a più riprese atteggiamenti antisemiti , Singer ne fotografa il divenire da malumore a odio. Singer recupera infine, con una famiglia, un’intera comunità . Aiuta il lettore a capire la comunità ebraica offrendola, a mio parere, come un archetipo di un qualsiasi altro spaccato umano ma mostrando quale particolarità la renda unica.

Un popolo in eterno movimento, milioni di destini incrociati nella storia del mondo, un unico filo conduttore, un medesimo destino.

DOV’È LA DIFFERENZA?

Ognuno nasce, vive, muore, vizi e virtù ci animano, camminiamo su questa terra solcata da tanti altri alla ricerca, più o meno consapevole, di quel filo invisibile che tutti ci lega.

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Commenti

9 risultati - visualizzati 1 - 9
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Bel commento, Laura.
Anche a me il libro è piaciuto molto.
Lo sai che il finale del libro in traduzione italiana non è il finale dell'originale ? Manca l'ultimo lungo capitolo, che recentemente è stato pubblicato col titolo (mi pare) "L'ultimo capitolo....." (io non l'ho ancora letto, ma dicono che sia meno pessimistico rispetto alla conclusione 'troncata' ).
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siti
27 Dicembre, 2014
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Ciao Emilio, sì ho letto anche quello. Sono rimasta contenta da un lato e delusa dall'altro. La gioia è derivata dalla soddisfazione di aver centrato il messaggio di Singer (o almeno credo) che in un solo capitolo fa finalmente evolvere il personaggio di Asa, l'unico per me terribilmente statico nei suoi inconcludenti dubbi, verso una sorta di "redenzione". La delusione invece è di tipo estetico. Onore a Erri De Luca che ha convinto la Feltrinelli a rintracciare il figlio di Singer e a comprare i diritti per la traduzione dell'ultimo capitolo che già appariva nell'edizione in yiddish del '50 ma passare alla sua traduzione è stato quasi traumatico perché De Luca non tiene conto delle precedenti traduzioni e devi riprendere i personaggi cercando tu di capire chi sono (fatica che avrei risparmiato volentieri) e poi perché ogni nome legato ai culti viene corredato di spiegazione appesantendo quella fluidità della prosa singeriana che già mi manca.
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Mario Inisi
28 Dicembre, 2014
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A me l'ultimo capitolo non è piaciuto molto. Per me il finale era perfetto così. Quello vero aggiunge qualcosa di troppo. Comunque che bel libro, Singer è geniale!
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siti
28 Dicembre, 2014
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Immaginavo Mario.
Ho letto che l'autore pur essendo pressato dagli editori per eliminare l'ultimo capitolo lo riteneva comunque più adatto agli ebrei e non ti nascondo che leggendo il finale molti elementi non li ho colti e per la prima volta li ho trovati pesanti mentre il resto l' avevo trovato così universale. Comunque bellissimo libro per tutte le ragioni che tu hai evidenziato e che non potevo certo ripetere pur condividendole a parte certa filosofia...
bel commento Laura!
devo ancora leggerlo, qual è l'edizione migliore quindi?
"Aiuta il lettore a capire la comunità ebraica offrendola, a mio parere, come un archetipo di un qualsiasi altro spaccato umano ma mostrando quale particolarità la renda unica". Verissimo!
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siti
28 Dicembre, 2014
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Ciao Silvia,
in verità non saprei. Io l'ho letto in edizione Biblioteca Superpocket e in prestito interbibliotecario. Come al solito qui sembra di cercare oro. L'edizione presenta qualche refuso, la traduzione è di Bruno Fonzi penso come nell'edizione della Longanesi che ne possiede la licenza. L'ultimo capitolo invece lo trovi in edizione Feltrinelli tradotto da De Luca e accostato ad un racconto del fratello maggiore, autore de La famiglia Karnoski.
Ciao
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siti
28 Dicembre, 2014
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Ciao Cristina, non a caso i Singer vengono riconosciuti come i cantori del popolo ebraico e a Isaac va il merito di aver mantenuto il ricordo di quegli ebrei polacchi il cui mondo sarebbe andato perduto se non fosse stato così realisticamente rappresentato.
L'arte trionfa su tutto.
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Emilio Berra  TO
28 Dicembre, 2014
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Grazie, Laura, per l'esaustivo chiarimento.
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