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Mano leggera per una cupa realtà
Con mano lieve Markus Zusak accompagna il lettore nel periodo più cupo della storia dell’ultimo secolo. Scrittore già affermato, con esperienze di libri per ragazzi, si rivolge ai giovani con forme accattivanti, con un fraseggio breve, con l’inserimento di variazioni grafiche e di disegnini, assegnando alla morte il ruolo di soggetto narrante. Questa figura – una morte anche benevola, senza la falce, una raccoglitrice di anime –è un elemento spiazzante per i lettori più maturi, in quanto irrazionale e artificioso. Tuttavia tutti gli espedienti narrativi contribuiscono ad avvicinare i lettori più riluttanti o amanti del fantastico, così che anch’essi possano beneficiare del più bel regalo che in questi anni uno scrittore abbia fatto ai giovani.
Zusak mostra loro l’orrore di una guerra insensata, portandoli oltre quello che possono trovare nei libri di storia, per mostrare la realtà umana di una comunità trascinata dalla follia di un leader. Per far ciò parte da un angolo di visuale particolare: il microcosmo di Himmelstrasse in un paesino bavarese, dove la tragedia della seconda guerra mondiale si traspone senza sconti, dall’avvento del nazismo, alla persecuzione degli ebrei sino alla distruzione conclusiva.
Nell’ambiente cupo della catastrofe incombente, in un contesto di povertà e di fame, solo i libri offrono a Liesel una possibilità di evasione dalla realtà. Arrivata faticosamente e fortuitamente alla lettura, partendo dal “Manuale del necroforo”, la “fame” di nuovi libri è più forte di quella causata dalla mancanza di cibo, tanto che quando decide di rubare con il suo amico Rudy lo trascina ad un furto di libri nella biblioteca del sindaco. Il romanzo trasmette quindi un messaggio forte, coinvolgente sul valore della lettura e della parola.
Parlare di un libro rivolto ai ragazzi non ha tuttavia il significato riduttivo di un libro PER i ragazzi. Come non sentire emozione e commozione seguendo il passaggio di Liesel dall’infanzia alla preadolescenza? O la profonda umanità dei genitori adottivi, ruvida in superficie la madre, capace di tenero affetto il padre, disposti a rischiare tutto, ospitando un ragazzo ebreo, per mantenere fede ad una promessa? Si sorride,prima della fine, per Rudy, il tenero amico di Liesel, e si freme per la sorte di Max, il ragazzo ebreo. Su tutto aleggia pesante e greve l’ombra della dittatura e della guerra.
“Storia di una ladra di libri” è un romanzo che tutti dovrebbero leggere e, genitori ed educatori, far leggere.
Il romanzo, per mesi collocato nelle top ten delle vendite, ha avuto nel film un trampolino di lancio, tanto da essere stato riedito, dopo l’uscita nelle sale cinematografiche con lo stesso titolo, cambiando quello precedente “La bambina che salvava i libri”. Un bell’esempio di rapporto positivo tra cinematografo e letteratura.
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La tua recensione mi è proprio piaciuta.
Pensavo che questo libro fosse essenzialmente ' di cassetta ' . Il tuo commento me l'ha reso più interessante.