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Quello sguardo..
Non ho mai capito a fondo in base a quale criterio vengano scelte le copertine dei libri, spesso addirittura non attinenti alla trama. Nel caso del libro di Tracy Chevalier, ma non certo per merito suo, l'intero senso del romanzo è riassunto in quello sguardo così indifeso, tramite il quale ognuno potrebbe sondare l'anima, le emozioni e le percezioni della fantesca Griet. La bocca socchiusa, il gioco di luci e ombre sul suo viso, il luccicare perlaceo dell'orecchino sono elementi aggiuntivi che permettono come non mai di immaginare quali pensieri abbiano attraversato il pittore Veermer nel fissare quell'attimo. Un attimo, pochi frammenti di secondo che si imprimono nella tela immaginaria del suo padrone, il quale li trasforma in qualcosa di eterno. Non ho fatto ricerche, ho voluto farmi cullare dall'illusione che questa grande opera d'arte sia il frutto di una vicenda realmente accaduta, in un'epoca in cui sfuggire al rigore morale era sì possibile, ma veniva pagato a caro prezzo. Un secolo in cui le vite dei protagonisti erano ancora imprigionate in rigidi schemi simili a grandi gabbie, al di fuori delle quali non vi era libertà ma solo vergogna. L'autrice ha il grande merito di aver ideato una storia coinvolgente, capace di far innamorare molti di questa serva, ma soprattutto far amare, illuminandolo di una luce di desiderio, questo bellissimo quadro. Stilisticamente la scrittura della Chevalier non ha acceso particolari entusiasmi, è mancato un certo approfondimento caratteriale dei personaggi, e anche le descrizioni ambientali sono state un po' approssimative. Non credo che leggerò altre sue opere, ma le dò credito di aver acceso un lume di interesse verso questo quadro, con il quale ho purtroppo mancato l'incontro lo scorso anno a Bologna.
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Pia
Io ho amato la lettura di questo libro...