Dettagli Recensione
Non è poi da buttare!
Ho adorato Falcones nei suoi primi due romanzi, in particolare con La Mano di Fatima mi ha stregato e mi ha aperto gli occhi su un mondo che non conoscevo facendomi appassionare alla storia musulmana.
Così ho aspettato trepidante di leggere il suo terzo romanzo.
Devo dire che in parte mi trovo in accordo con quanto già scritto in altre opinioni, ma non me la sento di essere così tagliente nel mio giudizio.
Certo, a differenza degli altri due romanzi, qui le vicende storiche sono messe un po' sullo sfondo, non sono trattate bene e le tematiche non sono ben approfondite come nelle precedenti opere, dove la storia era la padrona e si fondeva amabilmente con le vicessitudini dei protagonisti.
Qui Falcones prende la storia come spunto e centra tutto sui personaggi. Questo posso capire sia stato uno shock per molti e non ha reso questo romanzo un capolavoro indiscusso come gli altri due, ma alla fine è un bel romanzo, con personaggi che ti fanno affezionare al racconto e con il lieto fine alla Falcones.
Non mi sento di "sputarci" sopra. Non è quello che aspettavamo, ma pochi autori con il tempo si sono superati.
Il personaggio che più ho amato è stato quello di Caridad, la quale ha avuto una crescita interiore molto importante lungo il romanzo fino a diventare una donna non solo libera ma anche consapevole di esserlo. Ed è anche affascinante la cultura gitana, nella quale veniamo trasportati con la stessa abilità con cui Falcones ci ha fatto sentire musulmani ne la Mano di Fatima e trasportatori di pietre nella Cattedrale del Mare.
Quello che a mio avviso non è cambiato è la capacità dell'autore di farci immedesimare nei personaggi e di farci vivere quasi dal vivo le loro esperienze ed emozioni.
In poche parole, consiglio vivamente di leggerlo!