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Il giardino d'estate
 
Il giardino d'estate 2014-08-11 18:14:23 Rita
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Opinione inserita da Rita    11 Agosto, 2014

"Sei la nave su cui viaggio e con cui affondo"

"Sei la nave su cui viaggio e con cui affondo"

Questa frase è capace di racchiudere esattamente il significato profondo di questo libro, l'epilogo di un amore troppo intenso, troppo vero, troppo coinvolgente per restare sospeso tra le regole di un amore ordinario. Questo libro non chiude semplicemente una bellissima trilogia, questa trilogia racconta un amore reso immortale attraverso il sangue versato.
La Simons si è dimostrata capace di trasportarci in un turbine di emozioni sempre diverse, di strappare una lacrima, un sorriso, rabbia (soprattutto in questa ultima parte).

Non sono i Tatiana e Alexander che abbiamo conosciuto, Tatiana ha perso l'innocenza e l'ingenuità, Alexander ha perso l'umanità.
Non sanno più comunicare.
Non sanno più toccarsi senza farsi del male.
Sono dilaniati dalla guerra, hanno superato la morte, hanno la possibilità di vivere per la prima volta una vita normale, ma non sono capaci di viverla, perché sono sempre lì in attesa di qualcuno o qualcosa capace di insinuarsi ancora tra loro. Il dubbio dei tradimenti (presunti e non), le gelosie, la voglia di indipendenza di Tatiana, la paura di Alexander di perderla di nuovo come un vecchio schema che si ripete (la famiglia di Tatiana, le vecchiette di Lazarevo, l'ospedale), tutto questo fa in modo che il loro rapporto si sgretoli.

Si sentono orfani perché l'unico legame sincero che hanno avuto nella loro vita è proprio quello che li ha tenuti in vita e animati per anni e che ora li sta schiacciando. Sono due treni che deragliano e che vanno incontro al disastro. Ma la forza del loro amore sarà capace di ricostruirli, come la loro casa sotto il cocente sole dell'Arizona. Una casa che finalmente Tatiana e Alexander riempiono, invece di vederla svuotarsi mano a mano in un gelido inverno di Leningrado, di pulirla dai segni della morte, dalla guerra, dai corpi affamati, dal comunismo.

Cercando di riporre sullo scaffale, l'emotività legata indissolubilmente a questa trilogia, posso dire che stilisticamente la scrittura della Simons è scorrevole e coerente nonostante: la trama intricata, la mole di pagine, alcune forzature e passaggi a vuoto. In questo ultimo capitolo l'autrice si trova a dover affrontare la difficoltà di non avere più l'affascinante affresco bellico dei precedenti volumi a dare ritmo alla narrazione, ma riesce comunque ad uscirne indenne e a portarti fino alla fine senza alcuna fatica, tranne quella emotiva.

Lettura consigliata, per una storia indelebile che alla fine finisce per abitarti dentro.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
Il Cavaliere d'Inverno, Tatiana e Alexander
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