Dettagli Recensione
MOLTO LOVE E POCO STOR..Y
Il bilancio complessivo dell’opera non può definirsi completamente positivo ed espressione di una lettura pienamente soddisfacente. Pur se ben costruita ed avvincente vari sono gli elementi dissonanti e di dubbio in questa.
In primo luogo i personaggi che avevano reso il primo capitolo della trilogia affascinante ed entusiasmante vengono lasciati a loro stessi, fungono da cornice per l’introduzione dei nuovi, guarda caso i figli, senza nulla approfondire sugli avvenimenti che si sono seguiti negli anni che intercorrono tra il concludersi del primo grande conflitto e il secondo. L’autore si limita a dirci che sono invecchiati e a descriverci brevemente la posizione sociale che hanno raggiunto (modus operandi che a mio parere, verrà utilizzato anche nel terzo ed ultimo capitolo della trilogia). La loro vita viene sminuita quasi fosse inutile lasciando l’amaro in bocca nel lettore. Casualmente la maggior parte dei protagonisti si dà alla politica, elemento che seppur comprensibile ed utile per snodare i passaggi storici fondamentali, risulta pesante facendo perdere di suspence alla lettura..
In secondo luogo troppe sono le “cose” lasciate al caso. I fatti storici sono riportati prevalentemente dal punto di vista inglese (e nella seconda parte del romanzo americano); solo a tratti la narrazione si interseca con gli universi paralleli (russo, tedesco etc), visione un po’ restrittiva a mio giudizio. L’Italia fascista è a malapena citata, giusto per sottolineare la presenza del totalitarismo in Europa. Follet parla indistintamente di Fascismo, Nazismo, Franchismo e Stalinismo quasi a voler sottolineare che tra i detti regimi non sussiste differenza, che alla fine sempre di totalitarismo si tratta; quando sarebbe stato ben gradito un approfondimento storico atto, se non altro, a delinearne i caratteri principali.
La struttura del romanzo è prevedibile poiché ricalca esattamente l’impostazione data a “La caduta dei giganti”: stessi incontri tra protagonisti, stessi meccanismi di innamoramento, stesse sorti. Senza dover ricorrere ad un eccessivo sforzo di fantasia si è in grado di prevedere quali saranno le successive vicende. Sposo la scelta di Follet di spiegare la storia con l’utilizzo di personaggi trasmutati nell’epoca in cui i fatti sono narrati con una buona miscela di elementi storici veri, e per quanto abbia simpatizzato per molti di quelli presenti nel secondo capitolo, ho trovato che in alcune occasioni queste vicende fossero troppo presenti tanto da creare un surplus di informazioni di secondo piano che hanno appesantito la narrazione. Ethel, Maud, Walter, Billie, Grigorij sono entrati nel cuore del lettore radicandovisi con una facilità sorprendente senza forzature, viceversa nel secondo capitolo solo pochi (vedi Carla, Werner) riescono ad entrare nell’anima di chi legge.
Ancora, la narrazione ci descrive una Germania in cui la popolazione non si rende conto dei crimini contro l’umanità che si stavano ponendo in essere, elemento affascinante e storicamente riscontrato; ma, giunto a conclusione del Secondo Conflitto, lo scrittore liquida la tematica in poche “righe”. Pacifico è che ad oggi il tema dell’Olocausto è uno degli argomenti più dibattuti e risentiti e concordo nel focalizzare l’attenzione sulla Germania post bellica, sul paese in ginocchio, sulle decisioni prese dagli altri stati per la “questione tedesca” ma la scoperta dei campi passa tra le pagine silenziosamente, quasi impercettibilmente e solo per affermare che dopo la caduta del regime tedesco questi luoghi non sono rimasti inutilizzati poiché i russi se ne sono avvalsi. Calzanti sono i riferimenti alla popolazione ebrea, ovvero quei ragionamenti in cui sottilmente Follet evidenzia al lettore il paradosso della ricerca della purezza della razza ariana: si depura la società dalla “sporcizia” e solo dopo aver ripulito il sistema ci si rende conto di come questi uomini/donne/bambini fossero necessari alla stessa economia tedesca.
Ben narrata la parte in cui l’autore si dedica all’eliminazione dei soggetti portatori di Handicapp con relativa descrizione degli ospedali in cui questi venivano rinchiusi per poi essere uccisi e interessante la “fotografia” della Germania prima, durante e dopo il conflitto. E’ stato uno degli elementi che sinceramente ho più apprezzato.
Nel complesso, l’opera rimane interessante, degna e piacevole non riuscendo però a soddisfare le aspettative del lettore. Una buona prova vista la complessità della fase storica trattata che conferma le capacità di Follet che non riesce ahimé a fare quel “salto di qualità” in più.
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Commenti
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Sulla scissione netta tra le fazioni dell'Asse e dell'Alleanza sono d'accordo con te ed ho veramente apprezzato la "fotografia" della Germania prima, durante e dopo il Conflitto.
Come ho scritto Follet non si trovava davanti ad un compito semplice, il suo lavoro resta comunque buono e degno di un autore del suo calibro e per quanto offra al lettore spunti di riflessione regala anche elementi di perplessità. Poi è ovvio, come hai ben detto tu si tratta della MIA opinione e delle MIE aspettative.
Grazie di aver letto la mio parere in proposito e di aver commentato, mi ha fatto molto piacere “confrontarmi” con te!
Buona giornata :)
Penso di non leggere il libro, soprattutto per un preconcetto sull'autore. "I pilastri della terra " è una sua opera? Non mi è piaciuta affatto.
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