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Le parole sono vita.
Liesel Meminger ha solo 10 anni quando incontra il suo nuovo papà Hans Hubermann e la sua nuova mamma Rosa Hubermann e soltanto 12 anni quando si imbatte per la prima volta in Max Vandemburg, un ebreo che una sera, dopo un lungo e pericoloso viaggio, approda nella casa in cui la giovane vive.
Ma Liesel non è una bambina qualunque, così come questo non è il classico romanzo sul nazismo e sulla Shoah. Liesel, che inizialmente non è consapevole degli avvenimenti che si stanno susseguendo nella Germania nazista e nel resto d’Europa, vive la sua giovinezza tra partite di pallone e la fame in un mondo in evoluzione sotto i suoi occhi immancabilmente affiancata dal più fedele seguace di Jesse Owens, il suo grande amico Rudy. Fino a quando Max irrompe nella sua vita. Ventiquattro anni, fame, dolore ed un unico, caro ed inseparabile alleato: il Mein Kampf.
Pagina dopo pagina la giovane acquista una nuova consapevolezza, si rende conto che c’è qualcosa di sbagliato in ciò che sta accadendo, ha dubbi, non comprende quale sia il male che il nemico Ebreo dovrebbe rappresentare, la sua mente è ancora troppo giovane per elaborare le informazioni che le si presentano. Liesel sa solo che deve proteggere Max perché “il pugile” è in pericolo e se lo scoprono “porteranno via” tutti loro. Ma chi li “porterà via”? Perché Hitler cerca tanto gli Ebrei? Cosa c’è di male nel proteggere una persona? Liesel non lo sa. Non è in grado di darsi una risposta. Sa solo che vuole bene a Max, al suo papà e alla sua mamma, affetti che deve proteggere con il più audace dei silenzi.
La consapevolezza giunge inaspettata e micidiale sulle sue spalle. Le circostanze la portano a doversi separare da Max, a perdere gli affetti a lei più cari e a vivere situazioni prepotenti e gravi per la sua tenera età. Un bacio che arriva troppo tardi, le persone care che una dopo l’altra se ne vanno vittime dell’ironia della sorte, la sofferenza sul volto di colui che hai tanto cercato di proteggere.
Ma “Storia di una ladra di libri” non può sintetizzarsi solo in questo, è molto di più. E Liesel non è solo una bambina che cerca di salvare Max. Liesel ha fame e la sua non è esclusivamente fame di cibo bensì è pura fame di parole. Saranno proprio queste ultime ad aiutarla in più circostanze, ad aprirle la mente e a costituire il nodo centrale su cui si snoda il romanzo. L’amore per la letteratura scuote le pagine di quest’opera e fa vibrare l’anima di chi si presta a leggere. E’ la dimostrazione di come le parole possano essere d’aiuto anche nelle situazioni più drammatiche ed impensabili.
Questa è una storia che semplicemente ruba l’anima. E’ struggente, toccante e commuovente. Alternativa ed originale sin dalla narrazione, la Morte è sensazionale. Calzanti le metafore e solidi i personaggi. Una riflessione sull’esistenza umana magistralmente evocata.
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Buona giornata
Mian88
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