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Il silenzio del mare
 
Il silenzio del mare 2014-04-30 19:04:40 pierpaolo valfrè
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pierpaolo valfrè Opinione inserita da pierpaolo valfrè    30 Aprile, 2014
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Dire senza parlare

Avvertenza per l’uso, soprattutto a beneficio degli amanti del mare, che vedo già pronti a “tuffarsi” in pagine piene di profumo di salsedine e dolce sciabordio delle onde: il mare di cui si parla in questo libro (non un romanzo, ma un racconto di una quarantina di pagine) è soltanto metaforico.
Come sotto la superficie silenziosa e apparentemente quieta del mare, innumerevoli esseri viventi lottano tra di loro, così nel silenzio impenetrabile che avvolge tre persone costrette a coabitare sotto lo stesso tetto nella Francia occupata dai nazisti, si agitano e pulsano svariate emozioni, inquietudini, attrazioni e costrizioni.
1940 - In una cittadina francese un uomo e la sua giovane nipote sono costretti ad ospitare il giovane ufficiale tedesco Werner von Ebrennac. In quanto nemico, decidono di non rivolgergli mai la parola, nonostante egli sia un uomo gentile, colto e sensibile, e si comportano come se non esistesse. I tre personaggi avrebbero tutto per piacersi: lo stesso amore per la musica, la stessa delicatezza d'animo e, nel caso dei due giovani, un reciproco magnetismo, un'attrazione tanto forte quanto disperatamente soffocata.
Su tutto s'impone il risentimento per la libertà violata, la dignitosa e intransigente ribellione a ogni forma di oppressione, la volontà di non concedere nulla al nemico, quand'anche si presentasse con i tratti amichevoli e garbati del giovane von Ebrennac.
"Io non posso offendere un uomo senza soffrire, si tratti pure anche del mio nemico" dice lo zio.
Empatia, stima, ammirazione, passione amorosa, filtrano attraverso la glaciale indifferenza dei due francesi e i lunghi appassionati monologhi del tedesco. Alla fine del racconto non sapremo nulla dei due patrioti, nemmeno i loro nomi, mentre sapremo moltissimo dell'ufficiale: musicista e compositore, figlio di un socialista europeista (e dalle origini francesi, come rivela il cognome), cresciuto con il culto per la musica tedesca e per la letteratura francese, studi a Monaco, Norimberga, Stoccarda e Salisburgo, viaggi a Londra, Vienna, Roma e Varsavia. Tutto ciò non è sufficiente a vincere l’irremovibile rifiuto per l’occupazione che la sua presenza nella casa rappresenta.
Il vero protagonista del racconto è il silenzio, nel quale apparentemente non succede nulla e dove si dicono invece molte cose. E il silenzio, semplice e tuttavia carico di significati, ci accompagna anche nella scena finale, facendoci capire che si tratta di silenzio che continuerà a parlare.
Pare che quando il libro uscì in Germania, al’autore ricevette molte lettere di protesta in merito al carattere dell'ufficiale, che i lettori tedeschi giudicavano inverosimilmente troppo delicato.
Il racconto fu scritto nel 1942 dal disegnatore satirico Jean Bruller, che si nascose sotto lo pseudonimo di Vercors. De Gaulle lo fece tradurre su un volantino, per paracadutarlo in Inghilterra, come per sottolineare il patriottismo di cui erano capaci i suoi connazionali. In seguito fu diffuso in tutto il mondo. In Italia fu tradotto da Natalia Ginzburg.
A tre settimane dalle elezioni per il Parlamento Europeo, una lettura che ci ricorda non solo il periodo in cui gli europei ancora si facevano la guerra, ma anche la superiore dignità (vorrei dire anche “moralità”) di tanta gente comune rispetto a coloro che guidavano i loro destini.

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Commenti

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Metaforicamente mi sono "tuffata" nella tua recensione, le parole mi hanno dolcemente avvolta come l'acqua di un bel mare caraibico.... Complimenti ho apprezzato molto il tuo scritto e in modo particolare certi passaggi che hai volutamente sottolineato....
La tua recensione, bellissima, mi invoglia a rileggere questo breve romanzo, la cui prima lettura, avvenuta tempo fa, mi aveva colto ancora immaturo per apprezzarlo pienamente.
Sai Emilio, anche a me è capitata la stessa cosa. Ho letto la prima volta Il silenzio del mare tantissimi anni fa, l'avevo preso come supplemento di un quotidiano. Me ne ero completamente dimenticato. Poi recentemente ho letto: "Ma il mare dice no" di Edith de la Héronniere, scrittrice e filosofa tanto brava quanto riservata che in questo saggio parla della storia di alcuni grandi rifiuti presenti nella letteratura. Arrivato al capitolo dedicato a Vercors, mi sono ricordato di questo libricino e l'ho riletto in modo diverso.
Grazie mille! Anche a te, come a Emilio, segnalo "Ma il mare dice no" di Edith de la Heronniere, una piccola raccolta di personaggi letterari che hanno saputo dire di no (sappiamo che è spesso più facile e più comodo dire di sì. Non è colpa mia se anche qui torna nuovamente il mare, questa volta a ispirare il titolo è un personaggio di Karen Blixen: "Pensavo a tutte le cose grandi, pure, magnifiche, che ci dicono di no. E perchè mai dovrebbero dirci di sì e tollerare le nostre insulse carezze? Quelle che ci dicono di sì le calpestiamo, le distruggiamo, le lasciamo e, dopo averle lasciate, scopriamo che ci hanno fatto star male. La terra dice di sì ai nostri progetti e alle nostre opere, ma IL MARE DICE NO. E noi, il mare, l'amiamo. Sempre."
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