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La felicità è un battito d'ali
 
La felicità è un battito d'ali 2014-01-29 11:18:29 LittleDorrit
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4.3
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
LittleDorrit Opinione inserita da LittleDorrit    29 Gennaio, 2014
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Tra quattro gelide mura

Siamo nel 1859.
Anna, è una donna sensibile e vuole rendersi utile.
Lascia un biglietto con poche righe al marito e corre sulle coste del Galles per soccorrere i naufraghi di una terribile tempesta.
Non chiede il suo permesso.
Resta lontana da casa per alcuni giorni e poi, stremata da ciò che ha visto e da ciò che ha provato, fa ritorno a Londra, nella sua realtà.
Ad accoglierla c'è un marito gelido, austero ed implacabile che non le ha perdonato questo colpo di testa.
Anna, però, non comprende. Cosa ha fatto di male? Da quando la solidarietà è un gesto da condannare?
In casa, osserva il marito compiere strani movimenti, atteggiamenti nuovi ed insoliti che la inquietano e poi, in men che non si dica, si ritrova rinchiusa a Lake House, un manicomio alle porte della città.
Qui, tra gelide e grigie pareti, tra le urla strazianti della follia, tra donne che hanno perso la ragione o la speranza, impossibilitata ad essere capita ed ascoltata, Anna si sente morire.
Scrive lettere.
Attende risposte.
Ma il silenzio ha un eco ancor più assordante della follia.
Anna si sente persa ma ha un carattere forte, forgiato dall'educazione ricevuta e si aggrappa alla vita o meglio, al ricordo della vita da libera.
Le settimane scorrono e lei, figura mesta e solitaria, vaga tra le stanze o nello sterile cortile, sotto lo sguardo vigile della sua carceriera, Martha Lovely.
Nulla le dona conforto. Quanto ancora potrà resistere?
Solo la vista dalla finestra della sua stanza la consola perché da lì può osservare quel ponticello in lontananza.
È bianco, etereo, quasi surreale. Quella è l'unica via di fuga.
Ma per fuggire ha bisogno dell'appoggio di qualcuno.
All'interno di quella gabbia sono solo due le figure a cui potrebbe rivolgersi. La prima è quella di Catherine, giovane adolescente e inquieta figlia del direttore del manicomio, l'altra è quella di Lucas St Clair, un fotografo/medico che studia le malattie mentali osservando gli sguardi delle pazienti attraverso le foto che scatta. Ma nessuno dei due sembra credere alla sua buona fede.
O forse si sbaglia? E cosa si nasconde, realmente, dietro quell'internamento?

Mi sono avvicinata a questo romanzo con grande scetticismo. Il titolo non mi ispirava per niente come pure la copertina ma la trama e l'ambientazione ottocentesca, mi hanno convinta e dopo essere arrivata all'ultima pagina, sono contenta di essermi enormemente sbagliata. L'apparenza mi ha ingannata, eccome...almeno in questo caso.
Nell'Inghilterra vittoriana, i manicomi erano sia pubblici che privati ma precedentemente, all'incirca fino alla fine del Settecento, le malattie mentali venivano curate in casa o da medici generici e prelati. Con il sorgere di queste strutture organizzate, i casi violenti vennero finalmente isolati e i disturbi mentali studiati e suddivisi in tipologie. Diversi trattati, di grande utilità sociale, furono pubblicati. Purtroppo, però, come spesso accade con qualcosa di nuovo e ancora poco conosciuto, si abusò del loro uso e da cliniche divennero vere e proprie prigioni che sperimentavano pratiche crudeli su molte persone, specie donne, rinchiuse per patologie inesistenti come ad esempio l'interruzione di un ciclo mestruale, la sterilità o perché si opponevano alle convenzioni, a mariti despoti e famiglie accentratrici e, per questo, venivano bollate come isteriche. Questo romanzo, pur avendo una trama immaginaria, dà voce a quelle vittime inconsapevoli. Nel testo, suggestivo e introspettivo, si vive con la protagonista il dolore per la perdita della libertà e della dignità, il distacco dalle proprie certezze, il dubbio, l'isolamento e l'impossibilità di comunicare perché non compresi o non ascoltati. La protagonista rivela la sua storia pian piano, attraverso immagini e ricordi in flashback e il lettore ottiene, così, il resoconto accurato di un'esistenza che è stata la stessa di molte sfortunate giovani donne. La scrittura è morbida, suadente e talmente limpida da far percepire i contesti attraverso odori, rumori e visioni.
Un romanzo da leggere per pura curiosità o per riflettere. A voi la scelta.

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Veramente complimenti per la tua recensione. Mi si è accapponata la pelle nell'immedesimarmi nella protagonista. A volte le apparenze ingannano. Sono contento che Sei andata oltre, regalandoci questa magnifica storia.
Brrrrrrrrr
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LittleDorrit
29 Gennaio, 2014
Ultimo aggiornamento:
17 Aprile, 2014
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Ti ringrazio Giuseppe! Sei davvero gentile! Ho dovuto raccontare a grandi linee quello che accadeva nell'Inghilterra vittoriana per poter lasciare immedesimare meglio il lettore nella trama e nella protagonista. Il quadro storico è tutto. Se l'ambientazione fosse stata ai giorni nostri, sarebbe risultata meno credibile. :)
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LittleDorrit
29 Gennaio, 2014
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Sì Cub, è triste e mette i brividi ma la protagonista è positiva e...va bene così! Grazie!!! :)))
Che bella recensione! Questo romanzo mi attira molto per due motivi: mi piacciono tanto i romanzi storici e nel passato della mia famiglia c'è stato un caso simile. La perdita di un figlio e una fortissima depressione come conseguenza, convinse i familiari della mia bis nonna che fosse il caso di rinchiuderla in un "sanatorio" (così lo definiva mia nonna). Andarono a dare anche un'occhiata, ma il mio bis nonno fece una guerra affinchè la moglie non mettesse piede in quel luogo di morte. Mi piacerebbe approfondire. Grazie per la segnalazione
Raffaella
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LittleDorrit
29 Gennaio, 2014
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Cara Raffa che storia toccante hai condiviso....fortunatamente finita bene grazie al tuo ibs nonno. Questo romanzo non è triste, c'è riscatto e c'è voglia di farcela però ti fornisce un discreto quadro senza appesantire il lettore. Il punto di forza è nella scrittura. Davvero brava questa scrittrice. Ti ringrazio per aver letto il commento. :)
Mamma mia Marcella, dove hai scovato questo libro? Inquietante ma incredibilmente intrigante...bravissima, ottima recensione!!!
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LittleDorrit
29 Gennaio, 2014
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Caro Enrico, l'ho trovato semi nascosto su uno scaffale della mia libreria di fiducia e sono stata indecisa fino all'ultimo secondo prima di acquistarlo. Inquietante sì ma con un messaggio positivo...questo è l'importante....ti ringrazio, sei gentilissimo come sempre. :)
Cara Marcy, hai scritto davvero un bellissimo commento! Sei davvero la quarta Bronte! La tua conoscenza della cultura inglese fa sì che tu possa rendere così realisticamente l'atmosfera descritta nei romanzi che ci proponi e che ci invogli a leggere. Bravissima!
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LittleDorrit
30 Gennaio, 2014
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Cara Anna Maria sei di una gentilezza e di una sensibilità unica. Ti ringrazio davvero per le tue parole ma sul fatto di essere la quarta Bronte possiamo (ahimè) solo riderci su. Per la letteratura inglese ho una passione fortissima, è nelle mie corde e mi accompagna ormai da anni. Sono contenta che il libro proposto ti sia piaciuto, per me è un onore e un piacere ricevere i tuoi commenti, anche se fossero totalmente negativi. Da te c'è solo da imparare perchè stai percorrendo, con risultati più che positivi, la dura strada della scrittura. Presto mi dedicherò ai tuoi romanzi per esserti ancor più vicina emotivamente e (spero) intellettualmente. :)
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