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Piccolo capolavoro dimenticato
Siamo in Russia alla fine degli anni '30 in pieno periodo di "purghe" staliniane.
Rubasciov è un alto funzionario del partito che è caduto in disgrazia agli occhi dei suoi superiori per aver mostrato, secondo loro, segni di cedimento nelle sue convinzioni relative alla politica del partito stesso.
Viene arrestato e condotto in carcere dove sarà sottoposto ad una sottile tortura psicologica e a estenuanti interrogatori , privato persino del sonno, con lo scopo di fargli ammettere colpe che in realtà non ha commesso.
Di che cosa è accusato Rubasciov ? In pratica di tutto , nei fatti di nulla , le accuse spaziano su vari campi, ogni banale comportamento passato di Rubasciov viene passato al setaccio e , ogni gesto, parola detta o non detta è un motivo di colpevolezza.
Su travi ballerine che in un processo serio crollerebbero al minimo soffio di vento, si costruisce un teorema che porta ad una colpa gravissima : Rubasciov è ritenuto un traditore degli ideali che fingeva di proteggere.
Libro di grande spessore e ben scritto sulla politica staliniana , agghiacciante il confronto uomo vs partito, considerazioni illuminanti su un governo che nell'inseguire un'utopia è divenuto distopico : "la verità è ciò che fa bene al popolo, ciò che non gli fa bene è una menzogna ", il partito decide la via e chi devia dal sentiero va eliminato, "l'IO era sospetto. Il Partito non ne riconosceva l'esistenza.La definizione dell'individuo era : una moltitudine di un milione divisa per un milione. Il Partito negava la libera volontà dell'individuo e nello stesso tempo ne esigeva il volontario olocausto".
Rubasciov , carnefice divenuto improvvisamente vittima, tenta inutilmente di difendere il proprio operato , di portare la discussione sul terreno delle idee , del ragionamento, mentre nelle ore di solitudine nella sua cella si interroga sulla propria vita, sul proprio operato , sul valore delle scelte che ha fatto nel corso degli anni con riflessioni incisive e struggenti.
Si convince così che non può sfuggire ad un destino già scritto, dovrà piegarsi al volere dei suoi carcerieri e compiere l'ultimo gesto per il partito : dichiararsi colpevole per dimostrare che chi si lascia corrompere l'anima da impeti controrivoluzionari alla fine fallisce .
In un ultimo impulso di fedeltà agli ideali difesi per tanti anni o forse solo stremato e conscio dell'inutilità di resistere, Rubasciov cederà e andrà incontro al proprio destino , amaro il finale anche nelle righe di chiusura dell'autore a interrogarsi sul senso di tutto questo e della vita di un uomo nell'immenso calderone delle cose "...un'onda lo sollevò, lentamente. Veniva da un'immensa distanza e trascorse via placida, alzata di spalle dell'eternità" .
Argomento non semplice e ritmo ovviamente compassato ma grande e appassionato lavoro psicologico, Koestler sa come raccontare una vicenda umana che in realtà è lo specchio attraverso cui guardare un periodo storico difficile , sofferto ed intricato.
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