Dettagli Recensione
Giù la maschera, mattone!
La cosa che si percepisce immediatamente leggendo questo mattonazzo, che sembra rubato appositamente dalla Grande Muraglia Cinese, dimenticato casualmente sullo scaffale di una libreria ed erroneamente acquistato dalla sfortunata sottoscritta in quanto scambiato per un romanzo gradevole e coinvolgente, è l’incredibile, spropositata e smisurata lentezza, caratterizzata da infinite, ridondanti, continue e ripetitive (a livelli da esaurimento nervoso) riflessioni psicologiche della protagonista, in perfetto stile “Sigmund Freud dei poveri”, e altre sul paesaggio circostante (le più odiose in assoluto), sull’ambiente, sul clima (roba da fare invidia a Giuliacci), sulla fauna e flora locale, alberi e uccellini che fanno rimpiangere quelli di Biancaneve per quanto anche loro non scherzassero nel rompere le scatole con i loro mielosi cinguettii.
Posso capire che la storia voglia incentrarsi sulla nostalgia provata dalla protagonista nei confronti della sua casa e di come ci stava bene in estate, però, cavolo, the plot must go on!! Non si prova neanche il minimo interesse ad assistere alla sua perdita dell'innocenza, alla crescita e alla "maturazione" da tanto è piatta e monotona la narrazione!
Oltretutto questo libro è un gran furbacchione perché si spaccia per romanzo d’amore e di guerra quando in realtà non è nessuno dei due.
La guerra rimane perennemente sullo sfondo, e se ne parla a malapena per una novantina di pagine, e le sue conseguenze non si fanno sentire totalmente, è impossibile percepirle e viverle sulla propria pelle, sentirle così come tutte le vicissitudini che capitano ai vari personaggi, praticamente tutti vuoti e privi di personalità, anche se la protagonista li batte tutti in questo ambito, tanto che non ci si può fare a meno di domandarsi come abbia fatto il suo amore a innamorarsi di lei e continuare ad amarla nonostante tutte le peripezie di guerra, d’amore e di lontananza che gli piovono addosso a raffica.
Fatto sta che tutto questo vuoto emotivo non fa provare la minima empatia nei confronti di niente e nessuno e mi fa sbellicare il fatto che la quarta di copertina prometta intrighi quando di essi non ce n'è nemmeno l'ombra.
Ciliegina sulla torta: il finale, per quanto si spacci come tale, lascia in sospeso un mucchio di questioni irrisolte e porta tristemente a riflettere quanti buchi siano presenti nella trama.
Consiglio caldamente di lasciar perdere questo prolisso ciarpame, che ha il solo pregio di essere scritto in modo grammaticalmente corretto, e di leggersi qualche numero di “Novella 2000” che è molto più edificante e costruttivo.
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Commenti
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E'tutta colpa di questo libro schifoso che mi ha impegnata per quattro mesi =(((
Guarda, non ne posso più di delusioni, mi sa che stavolta leggo davvero i miei capolavori.... Già che sono tornata dalla Ward e dalla Confraternita :-)
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