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I giorni del potere
 
I giorni del potere 2013-12-23 16:07:39 FrancoAntonio
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FrancoAntonio Opinione inserita da FrancoAntonio    23 Dicembre, 2013
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Gli ultimi anni di Roma repubblicana...

Ho deciso di scrivere la mia opinione su "I giorni del potere" non perché spinto dall'improvvisa infatuazione dovuta ad una recente lettura del romanzo della McCullough, ma, al contrario, sull'onda (e all'ombra) di un ricordo consolidato, ma , ahimè, ormai tanto lontano nel tempo; preferisco non calcolare quanto!
Girellando sul sito di Qlibri mi sono accorto con stupore e rammarico che nessuno aveva degnato di alcuna considerazione questo volume. La cosa mi è sembrata così ingiusta da voler colmare la lacuna.
Questa premessa serve a giustificare il fatto che i ricordi non sono freschissimi e, quindi, non sono in grado di fare un resoconto dettagliato del libro, né commentare puntualmente i vari passaggi della narrazione.
Peraltro l'argomento è arcinoto a chi ha anche solo una infarinatura di storia romana.
Il romanzo comincia con il non troppo casuale incontro tra il vecchio senatore Caio Giulio Cesare (nonno di quello ben più famoso che cambierà il volto di Roma) con un non più giovanissimo, ma ancora ambiziosissimo, ex pretore: Caio Mario. Il primo ha il nome e la casata (che addirittura pretende di far risalire i propri natali al dio Marte) il secondo i soldi, necessari per una folgorante carriera politica, ed il genio politico e militare. Non ha, però, la dignità della stirpe, essendo un homo novus. Inevitabile l'alleanza ed il matrimonio della bellissima Giulia con il 'campagnolo' Mario. Da questa unione di famiglie la gens Iulia otterrà i soldi per consentire la carriera politica ai suoi giovani discendenti, mentre Mario trarrà la forza per divenire l'uomo più potente in Roma, sette volte console, omaggiato delle più prestigiose corone militari e del titolo di padre della patria. Durante la sua strada verso il successo e la fama eterna incontrerà un altro gigante, Lucio Cornelio Silla, patrizio decaduto, ambizioso e spregiudicato come e più di Mario. Inizialmente i due si spalleggeranno per darsi man forte nel raggiungimento dei rispettivi obiettivi; poi, però, inevitabilmente, si troveranno nemici giurati su due fronti opposti.
Il volume termina esattamente nel 100 a.C., con una nascita di un bambino con un grande futuro: Caio Giulio Cesare
Questo volume (pubblicato per la prima volta nel 1990) è il primo di un ciclo di sette romanzi che ripercorrono tutti gli ultimi anni della storia di Roma repubblicana e si arrestano all'instaurazione del principato da parte di Caio Giulio Cesare Ottaviano, il futuro imperatore Augusto.
Con questo romanzo io ho conosciuto la McCullough che, forse un po' snobisticamente, avevo sempre negletto in precedenza, perché autrice di "Uccelli di Rovo".
E con questo romanzo ho imparato ad amare il suo stile letterario e la sua stupefacente cultura umanistica e storica.
La McCullough conduce per mano il lettore nella Roma del primo secolo a.C. facendolo sentire a suo agio nei vicoli del Palatino o nel Foro, sui campi di battaglia delle legioni e su quelli, non meno cruenti, del Senato, come se gli episodi narrati siano storia contemporanea. I personaggi sono così vividi che, chiuso il libro, sembra quasi di poterli ritrovare in mezzo a noi, per strada.
L'abilità della scrittrice sta proprio nel miscelare vita pubblica e pettegolezzo privato (godibilissime le epistole che fa scambiare a quei grandi della storia), grande evento e faccende quotidiane. Il tutto è condito da una tale accuratezza storica che è valsa una laurea honoris causa all'autrice.
A voler proprio fare il pignolo, ricordo che le prime cento pagine di questo volume si sono rivelate le meno scorrevoli, forse perché l'autrice (o il traduttore) dovevano ancora ingranare la marcia giusta. Oppure forse perché questo lettore (mea culpa!) non era ancora entrato in sintonia con il testo. Ma cosa sono 100 pagine a fronte dell'opera completa? Credo che il ciclo in totale conti più di ottomila pagine! E sono ottomila pagine che, anche a volerle leggere tutte di fila, una dopo l'altra, scorrono lisce dalla prima all'ultima.
Purtroppo nel 2007 la scrittrice ha detto STOP e non ci sarà un seguito che racconti le vicende dell'Augusto imperatore e dei suoi successori. Già il settimo volume ("Cleopatra") le era stato quasi estorto da amici, critici e lettori, perché lei, forse, avrebbe preferito fermarsi alla morte di Cesare (innegabilmente suo grande amore) ed alla guerra civile che ne seguì.
Comunque l'intero ciclo è un pezzo di letteratura di grande valore assoluto.
Vorrei precisare: non sono libri di storia né sono romanzi storici, ma sono storia narrata come un romanzo. Proprio su questo punto vorrei esprimere un ultimo commento, pieno di rammarico ed invidia. Come mai, visto che questa è, in fondo, storia d'Italia, noi italiani dobbiamo prendere lezioni da una autrice inglese, naturalizzata australiana, che non è neppure specializzata in storia o letteratura classica, ma è un medico?
Tutti le opere italiane dedicate all'antica Roma in cui mi sono imbattuto o sono pedanti resoconti pieni solo di date e di riferimenti documentali, ma privi di anima, o retorici e stucchevoli agiografie, oppure romanzetti in cui l'ambientazione è solo un pretesto per raccontare d'altro.
Peccato, perché la storia romana ha un fascino sempre vivissimo oltre che spunti di attualità impressionante (che talvolta richiamano in modo imbarazzate anche la politica dei nostri giorni) che sarebbe bello vedere meglio valorizzati.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
Consigliato a chi ama la storia antica ben raccontata. Con una avvertenza: se si comincia con questo difficilmente ci si fermerà prima di aver finito tutti e sette i "mattoni"!
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80
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Commenti

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Bella e appassionata la tua recensione, davvero convincente. Adoro la storia romana e non conoscevo l'opera di questa autrice; hai ragione riguardo agli autori italiani poco interessati alla storia classica, è una grave mancanza. Dalle tue parole mi pare di capire che non ami Valerio Massimo Manfredi, a me non dispiace e credo sia comunque un ottimo divulgatore. Terrò presente la tua segnalazione. Ciao! Domitilla.
ciao Franco, trovo la tua recensione molto interessante ed invogliante per i cultori del genere e per le informazioni che hai inserito sull'autrice, in quanto il nome della Mc Cullough è unicamente legato alla fama di "Uccelli di rovo".
Ho letto solamente uno dei sette romanzi del ciclo storico e l'ho trovato veramente ben scritto e di spessore sotto il profilo storico. Una penna che mi colpì anche per la fluidità e ricchezza narrativa.
In risposta ad un precedente commento
FrancoAntonio
24 Dicembre, 2013
Ultimo aggiornamento:
24 Dicembre, 2013
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In effetti di Manfredi ho letto solo "lo scudo di Talos", che all'epoca mi piacque abbastanza, e il ciclo su Alessandro magno, anch'esso carino. Rimango, però, dubbioso sull'autore dopo che una amica davvero esperta della materia, per professione, mi ha fatto notare che i pezzi migliori erano stati agilmente tratti dalla letteratura classica, senza neppure ringraziare l'autore originale, almeno con una citazione in calce al volume. Non mi azzardo, quindi, a dare un giudizio obiettivo. Posso solo dire che la medesima amica ha considerato le opere della McCullough veramente degne di lode.
In risposta ad un precedente commento
FrancoAntonio
24 Dicembre, 2013
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Posso dirti solo questo: vederli sullo scaffale, uno a fianco all'altro, spaventano per la mole. E tieni presente che, per omogeneità, li ho voluti comprare tutti nell'edizione in brossura, che dovrebbe essere tascabile! Però il racconto scorre con una tale agilità che ti dispiace quando giungi all'ultima pagina.
Se Ti interessa la storia classica, segnalo anche 'il Canto di Troia' sempre della McCullough. Qui rielabora il mito dell'assedio di Troia, sfrondandolo dalle interpolazioni mitologiche (interventi divini compresi) e trasformandolo in un resoconto che appare attualissimo e convincente, a partire dalle origini della guerra: non per il 'possesso' di una donna, ma per le ben più importanti risorse minerarie (stagno) di cui era ricca la Troade. Anche se, forse, non all'altezza del ciclo di Roma veramente bello anche questo romanzo.
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