Dettagli Recensione
Non si vive solo di rendita
Premetto che è stato difficile per me scrivere questa opinione cercando di mantenermi imparziale e obbiettivo. Fare in modo di non essere trasportato dall’ira e dalla delusione non è stato affato facile. Quanto segue è il risultato e non sono nemmeno tanto convinto di essere riuscito a mantenermi neutro da tali emozioni.
“La regina scalza”: ultima fatica di Ildefonso Falcones. Romanzo che si snoda nella spagna di metà XVIII secolo, dove le storie di un’ accozzaglia di protagonisti colorita e grottesca si sviluppano, tra questi : Il Galeote, Milagros, Ana Vega, Pedro, e tanti, tanti, tanti, zingari, tranne una; Caridad l’africana liberta, che trova conforto e umanità proprio tra di loro. Intere famiglie di Zingari che cercano di sopravvivere a tutte le disgrazie che i nobili di spagna e i Payos ( Payos sono i cittadini comuni, quei poveracci che tutte le mattine si alzano e vanno a lavorare; cioè noi, e che secondo la mentalità gitana devono mantenere anche loro) Gli riversano addosso. Si potrebbe dire che Falcones riesce a tratteggiare gli Zingari in chiave romantica, rendendoli vittime ideali e carnefici perfetti. Per quanto i protagonisti siano romanticamente affascinanti, non possiamo dirlo per tutte le persone che formano la comunità gitana di Triana (quartiere di Siviglia dove si svolge gran parte della storia) Il Romanzo è un susseguirsi di disgrazie e mezze gioie e il marchio di fabbrica di Falcones sta proprio nel dare respiro ai personaggi per poi buttarli in baratri ancor più profondi, utilizzando sempre elementi presi in prestito dalle minoranze etniche del periodo storico che affronta. ( Ma questa volta vuoi proprio perche la minoranza etnica non mi è congeniale mi ha lasciato l’amaro in bocca)
Durante la lettura, non priva di stop da noia, ho avuto sensazioni contrastanti, come se l’autore non sapesse cosa realmente raccontare. Infatti la storia inizia con Caridad (splendida creatura dalla pelle ebano che risveglia la lascivia degli uomini, anche i più integerrimi) che una volta liberata dalla schiavitù e sbarcata a Siviglia trova rifugio, senza che prima non la torturino un po’, tra le braccia del Galeote:un vecchio gitano coriaceo e caparbio, forte come un toro, pragmatico e sprezzante all’inverosimile, che vive di contrabbando ed espedienti, (che strano) . Qui conosce Milagros e diverranno amiche inseparabili fino a quando … be non dico nulla, ma l’indizio è in un vecchio detto.” Chi è causa del suo mal pianga se stesso”.
Da qui in poi Caridad diventa una figura a mio avviso marginale, nonostante lunghe pagine a dir poco inutili, spostando cosi sugli Zingari l’attenzione … Milagros, sembra essere la vera protagonista, (La Giulietta di Falcones)ma se tanto mi da tanto penso gli sia riuscito male. Appena abbozzata,pochi approfondimenti emotivi. Allora mi sono detto forse il protagonista è proprio il Galeote, ma anche qui nonostante sia il personaggio che mi è rimasto più a cuore, non ha restituito a questa immagine quel carisma e quel ascendente che mi hanno regalato altri personaggi dei suoi romanzi.
Non so come dirlo in altre parole: però questa volta Falcones si è dimostrato sotto tono, e a mio avviso si percepisce la spinta editoriale e le pressioni nel giungere alla svelta a una conclusione. Nonostante le quasi settecento pagine ci sono interi paragrafi inutili e ripetitivi che potevano essere sostituiti con passaggi di ben altro spessore. Un esempio su tutti sono gli anni di prigionia di Ana Vega, abbozzati, appena accennati. Oppure lo scontato epilogo della storia d’amore tra Milagros e Pedro Garcia, poteva inventarsi qualcosa di meno scontato … ma non voglio approfondire oltre in questa recensione, rischierei di anticipare o rovinare un eventuale lettura al prossimo.
Lo stile ne ha risentito, forse proprio per il motivo sopra citato, legato alla spinta del editore ma, i troppi punti di sospensione, le frasi a metà e le frettolose descrizioni condannano questo testo che anche in stile pecca, e non poco, di superficialità.
In conclusione Falcones mi ha deluso, nei temi trattati e nel modo di esporli . Non lo consiglio, e non lo condanno in assoluto, però se dovete leggere qualcosa di questo autore meglio “La cattedrale del mare” o “La mano di Fatima” questo libro a confronto sembra più una bozza ancora da correggere …
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Commenti
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Altrimenti non si spiega...
Ho letto anche " La mano di Fatima " che non mi ha entusiasmato per nulla,grazie per questa tua recensione ,mi risparmierò anche di iniziare questo ultimo polpettone.
ho letto solo 'la cattedrale..' e mi è piaciuto. stando ai commenti , sono stata fortunata.
anche nel suddetto romanzo, le fatalità che conducono il protagonista a vivere di tutto e di più sono poco verosimili. però ci può stare.
torniamo a sbirciare un vecchio e saggio marquez, ogni tanto fa bene!
saluti paola
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durante la lettura mi sono chiesta: perchè non sfrondare queste 700 pagine???