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Per non spegnere la musica
Zubaida ha nove anni. Vive con la sua famiglia a Farah, un piccolo paesino affondato nel deserto afghano. La sua Nazione è duramente provata dai continui rovesci di potere e dalle guerre. Ma lei, con l’inconsapevolezza dei suoi pochi anni, trascorre l’infanzia esprimendo la sua gioia di vivere con la danza e la musica che riempiono il suo giovane cuore.Un giorno, mentre è occupata in piccole faccende domestiche per dare un aiuto alla famiglia, un terribile incidente, causato da una tanica di kerosene, la trasforma in una torcia umana facendo sparire in un attimo ogni piccolo barlume di vita e speranza futura. Orribilmente deturpata, con le carni sciolte come cera, in un grido continuo di inimmaginabili sofferenze, il suo destino è la morte. Ma il coraggio di suo padre Mohammed Hassan, un padre che ama la figlia, un padre “diverso” in una radicata tradizione che ritiene la donna meno di nulla, riesce a cambiare il corso della storia. Indebitatosi, percorre in lungo ed in largo il paese con quel carico di dolore tra le braccia, cercando tenacemente un aiuto per alleviare le sofferenze della sua bambina e consentirle di riprendere una vita che i suoi occhi neri e vivi ancora fortemente reclamano.Giunto in un campo militare americano, si imbatte in un ufficiale dell’esercito che, colpito dall’intensità dello sguardo della bimba e dal martirio di quel suo corpicino straziato, diventa il primo anello di una solidarietà che oltrepassando culture e confini riuscirà a regalarle una nuova possibilità di vita. Sarà il noto chirurgo plastico Peter Grossman, (insieme alla moglie Rebecca che elargirà anche tanto salvifico amore verso quell’infelice creatura), dopo una lunga serie di interventi chirurgici, eseguiti a ritmo intensivo per questioni burocratiche, a ripristinare le sembianze umane di Zubaida, permettendole di ricostruirsi un’identità che, travalicando il puro confine fisico, sarà capace anche di apportare una trasformazione interiore fondamentale all’acquisto della consapevolezza di essere in grado, senza rinunce alle sue radici culturali, di percorrere nuovi e più larghi orizzonti. Una storia vera che, anche se riportata in modo leggermente asettico e documentaristico, vale la pena di conoscere per carpire le tante sfumature che ha da offrire.