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Addio a Berlino
 
Addio a Berlino 2013-11-18 05:13:42 Bruno Elpis
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
2.0
Bruno Elpis Opinione inserita da Bruno Elpis    18 Novembre, 2013
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Sally Bowles, Liza Minnelli

Christopher, scrittore in cerca di fortuna, si reca a Berlino e lì insegna l’inglese. Soggiornando nella capitale tedesca dall’autunno del 1930 all’inverno 1932-33, Chris conosce la città e intreccia relazioni respirando le atmosfere minacciose che preludono alla tragedia europea che sta per scoppiare (“Io sono una macchina fotografica con l’obiettivo aperto; non penso, accumulo passivamente impressioni”).
Chris alloggia nella pensione di Frl. Schroeder e i suoi primi contatti sono con i coinquilini: la prostituta Frl. Kost, la soubrette Frl. Mayr, Bobby il barman della Troika (Diario berlinese – autunno 1930). Intanto impartisce le sue prime lezioni (“Anche fingere d’insegnare qualcosa a Frl. Hippi è uno spreco di tempo”) e frequenta i locali di Berlino con l’amico di sempre, Fritz Wendel.
Ben presto irrompe sulla scena Sally Bowles, attrice e cantante di cabaret (“Cantava male, senza espressione, con le braccia penzoloni, eppure il suo numero faceva un certo effetto per via del suo aspetto sconcertante e della sua aria d’infischiarsi di quello che il pubblico pensava di lei”) in cerca di successo, una ragazza dalla personalità prepotente e volubile. Presente in un solo capitolo e in un richiamo successivo, Sally domina il romanzo in modo centrale ed energico. Sempre sopra le righe, enfatizza le sue espressioni utilizzando avverbi a iosa (“Muoio letteralmente di sete”), esagerata di natura (“Sei stato un angelo a venire! Mi sentivo spaventosamente sola”), vorrebbe scandalizzare (“Anche se andassi a letto con tutti gli uomini di Berlino…” “Non credo che una donna che non abbia avuto molti love-affairs possa diventare una grande attrice”) con i suoi discorsi e uno stile di vita disinvolto (“Sono una di quelle che portano via i mariti alle mogli, ma non sono mai riuscita a trattenerli a lungo”), è bugiarda (“Sally snocciolò alcune bugie davvero enormi”), insieme e senza Chris trascorre le sue notti brave (“Chris, tu le capisci meravigliosamente, le donne: più di tutti gli uomini che ho conosciuto”), con Chris sogna (“Chissà cosa direbbero se sapessero che due cenciosi come noi diventeranno il più grande romanziere e la più grande attrice del mondo”) e ride, lo domina (“Tu, per esempio, sei spaventosamente poetico, non te ne intendi un corno di affari e tutti credono di poterti mettere nel sacco”), con lui frequenta il ricco Clive (“Clive ci aveva completamente corrotti”) e a lui si appoggia in un’esperienza dolorosa che camuffa sotto la consueta finta superficialità (“Oggi una ragazza non può permettersi di far aspettare un uomo. Se rifiuta un’offerta, può essere facilmente soppiantata. Le donne sono in tale soprannumero…”): così come è piombata nella vita di Chris, Sally se ne andrà via e sparirà nel nulla.
Negli altri capitoli vengono narrate una vacanza che Chris trascorre con il borderline Peter e Otto (“Sull’isola di Ruegen”), il successivo soggiorno presso la famiglia di quest’ultimo (“I Nowak”) per fronteggiare un periodo di ristrettezze economiche, il ritorno alla pensione di Frl. Schroeder, la frequentazione di una ricca famiglia di imprenditori ebrei (“I Landauer”), soprattutto nelle persone di Natalia (in questo capitolo, in flash back, si racconta dell’incontro tra Natalia e Sally: “Sally con la sua eterna sciocca pornografia e Natalia col suo arcigno puritanesimo”) e del cerebrale Bernhard.
Sullo sfondo intanto si intensificano eventi (“la sparatoria della Bulowplatz”) e violenze (pestaggi agli ebrei, retate, “gli avventori dei negozi ebrei venivano pubblicamente svergognati stampigliandoli con un timbro sulla fronte e le guance”) che testimoniano il dilagare del nazismo, mentre (“Diario berlinese – Inverno 1932-33”) “Berlino è uno scheletro che rabbrividisce di freddo; è il mio scheletro indolenzito”.

Il romanzo offre uno spaccato sulla Germania dei primi anni trenta, su “quella che Brecht avrebbe chiamato la resistibile ascesa del nazismo”.
Da “Addio a Berlino” venne tratto “Cabaret”, il film musicale di Bob Fosse che nel 1973 vinse una pioggia di premi Oscar. Leggendo il romanzo, si apprezza ancor di più la bravura di Liza Minnelli, che ha visivamente reso con assoluta fedeltà il personaggio irresistibile di Sally Bowles.
La lettura dell’opera è impegnativa, il film è assolutamente da (ri)vedere.

Bruno Elpis

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Sarà una lettura impegnativa, ma dalle frasi che hai riportato sembra gradevole. Interessante analisi!
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