Dettagli Recensione
Una cosa mai vista
Il libro Il Fiordo Dell' Eternità è suggestivo e originale per più di una ragione. Prima di tutto è ambientato nel tardo 1700, epoca dei Lumi e del trionfo della ragione. Poi narra di una terra di cui generalmente poco si sa e ancor meno si scrive: tuttavia la colonizzazione danese delle Groenlandia è realmente esistita e in essa si sono perpetrati gli stessi abusi sui nativi da parte dei colonizzatori, come in qualsiasi altro contesto di colonizzazione. Risalta la crudeltà dei colonizzatori non meno della brutalità e rozzezza dei costumi dei nativi, ma per lo meno questa è giustificata dalle condizioni naturali estreme in cui vivono, e dal fatto che sono i rappresentanti di una cultura sciamanica e stregonesca, che pre esiste alla "civiltà" dei "visi pallidi". Quindi c'è un quadro storico- paesaggistico- culturale che fa da sfondo estremamente avvincente alle vicende personali del protagonista Morten Pedersen Falck, che , illuminato da Rousseau e dai suoi libri e tuttavia vittima di impulsi tutt'altro che ragionevoli, diventa prete , ovvero Magister; quasi suo malgrado,e si lascia sedurre dalla possiblità di diventare missionario in Groenlandia. Qui anzichè redimere le anime sembra piuttosto perdere se stesso, grado a grado, passo a passo, quasi che la natura dei nativi lo corrompa, mentre i peggiori difetti dei bianchi colonizzatori lo minano dal di dentro, e la immensità e ostilità e grandiosità della natura Groenlandese lo schiaccino. Morten Falck è una figura ambivalente che non suscita simpatia, ma la sua psicologia contorta, le sue scelte incongrue e spesso colpevoli, mostrano l'incapacità di un uomo senza vera fibra e vittima di illusioni tanto vaghe quanto grandiose su di sè, il contrasto che in lui vive tra il naturalista e il teologo, l'aspirante medico e anatomista e botanico e la scelta di essere prete, la ragione e gli impulsi sessuali oscuri e non contenibili, ne fanno una figura di strana modernità, collocato al crocevia di un passaggio di fine secolo (1700) da dove in parte si può dire inizino le contraddizioni dell'uomo moderno e poi contemporaneo che vanno a popolare la letteratura del'1800 e del 1900. Forse bisogna superare qualche senso di noia e repulsione per le frequenti scene di sesso e/o di brutalità, per cogliere il profondo interesse di questo romanzo insolito, poetico, in cui è evidente che la ragione non vince, che le "magnifiche sorti e progressive " sono quanto spesso un'illusione, che l'istinto e la Natura possente la vincono invece su una ragione debole,e che nel tentativo di "liberarsi dalle proprie catene" , e magari liberare anche altri, il cammino può anche avvenire al contrario, e anzichè evolvere ci si ritrova inghiottiti in un vortice regressivo. Sto apprezzando molto questo romanzo insolito e interessante, e spero di avere dato conto dei molteplici suoi motivi di interesse.