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L'ingenua, il mite e il mascalzone
La protagonista di questa storia ambientata alla fine dell'800 è Frances, una donna abituata all'agiatezza dell'Inghilterra nobile e poi trasportata dalla vita nel mondo del Sudafrica. E' una donna che all'inizio ti sembra fragile, ma molto velocemente, durante la lettura, inizi a mal sopportare. Ti chiedi inizialmente cosa può diventare una persona quando non ha più niente a cui aggrapparsi, quando vive la sensazione di non appartenere a niente ed a nessuno, stai un pò dalla sua parte, ma molto velocemente capisci che la sua è solo un'ingenuità ed un'indolenza, che a tratti porta la stessa Frances ad avere disgusto di se stessa. Durante il viaggio verso il Sudafrica viene soggiogata e dominata dal carattere forte di un mascalzone, dalla sua scanzonata eleganza e dal suo fascino. Alla fine della storia, e per fortuna non troppo tardi, Frances comprende che il voler bene può passare anche attraverso il silenzio di una persona molto mite e apparentemente molto poco affascinante. A fare da sfondo una natura sudafricana, di cui avrei apprezzato maggiori descrizioni, anche perchè la capacità narrativa ed in special modo descrittiva dell'autrice è davvero potente.
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mi spiace il fatto che possa peccare nelle descrizioni, per me elemento basilare in un simile romanzo...
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