Dettagli Recensione
Mi sono tolto un peso...
Conoscete quella sensazione (se cosi la si può definire) di pesantezza e di mancanza di vero interesse che, alcune volte, possiamo ritrovarci ad avvertire durante la lettura di un certo libro?
Quasi pare che leggere QUEL libro non sia un piacere, ma semplicemente un dovere nei vostri confronti o nei confronti del denaro speso, divenendo in tal modo un vero peso. Questo è quello che mi è accaduto nei confronti di questo libro.
Mi duole doverlo dire, seppure è meglio dire subito come le cose stanno - immagino già qualcuno che storcerà il naso scoprendo questa orrenda verità -, ma sono stato costretto ad interrompere definitivamente, senza dare una seconda occasione, la lettura di codesto libro.
Certamente capisco che non è bello parlare di un qualcosa che è stato interrotto, per questo posso assicurarvi che sarà la prima e ultima volta che lo faro, ed ammetto inoltre che ero indeciso se scrivere o meno una recensione, ma ho creduto di dover dare la mia opinione su quanto letto (circa meta libro) per il semplice motivo di donare comunque la mia esperienza di lettura, sperando possa essere utile a qualcuno per il futuro.
Prima di arrivare al nocciolo del mio commento, dico che il libro l'ho acquistato e letto per mia volontà pur sapendo che non era un fantasy - genere letterario che prediligo -, pero avevo avvertito quella famigliare attrazione nei confronti di questa serie letteraria di "Assassin's Creed" - tratta dall'omonima saga videoludica di successo della Ubisoft. Per questo motivo, dopo una breve ricerca, mi sono ritrovato tra le mani questo terzo volume della serie, un volume che pareva il migliore tra gli altri, sentendo il parere di alcuni lettori. Tutto pensavo, tranne che sarei arrivato ad interrompere la lettura - cosa che mi è accaduta veramente di rado.
Ci tengo a precisare che ogni esperienza è personale, ma questo libro, sinceramente e personalmente parlando, non è riuscito a farmi entrare dentro di lui, non è riuscito a coinvolgermi a quel punto da farmi continuare freneticamente la lettura, anzi, raramente sono riuscito a leggere più di venti pagine in un giorno, rivelandosi cosi un libro pesante e interminabile (conta circa 460 pagine che, lette a un ritmo cosi lento, diventano veramente interminabili). In pratica: sono arrivato al punto da non riuscire più a riprende in mano il libro per continuare la lettura, non c'è l'ho fatta.
A parte questo la storia, pur buttando in mezzo i Templari, le crociate e gli Assassini -con tanto di intrighi nascosti- non mi ha preso come inizialmente credevo e i personaggi principali non mi hanno detto proprio nulla. Ammetto che vedere il protagonista essere abbassato di grado per ridivenire un novizio, per via della sua arroganza, è un'involuzione interessante, pero mi sembra che l'autore abbia voluto semplicemente mostrare -almeno fino al punto in cui sono arrivato a leggere- le sue missioni a ripetizione, le quali risultano alla fine anche ripetitive. Questo sistema adoperato dall'autore richiama praticamente un videogioco di ruolo con la classica formula a livelli, ma questo è un libro dove non vi è un giocatore che guadagna esperienza e punti bonus, la cosa quindi mi è apparsa strana ed aliena, almeno ai miei occhi. Peraltro non ho provato alcuna emozione durante la lettura, nessuna sensazione particolare, solo freddezza.
Per quanto riguarda lo stile, secondo me, non è dei migliori e, se è vero che lo stile deve anche riuscire ad interessare e a sedurre il lettore conquistandolo, vuol dire che qualcosa è mancato, almeno nei miei confronti. Il libro, comunque sia, non posso dire che sia scritto male - non mi permetterei mai a dire una cosa del genere - e, come un classico romanzo storico, possiede molte parole ricercate - forse fin troppe per i miei gusti e per la mia conoscenza linguistica non molto ricca - e vengono mischiati gli avvenimenti della trama con fatti storici reali, pero', almeno questa è la mia impressione, non mi pare che Oliver Bowden si sia sbracciato molto nelle descrizioni di luoghi, paesaggi e persone, facendomi pensare che abbia voluto rendere troppo riassuntivi alcuni passaggi e avvenimenti.
In breve, non ho trovato nulla di veramente interessante o di appassionante per continuare la lettura ed è stata un'esperienza non molto positiva.
Il limite forse è proprio quello di essere - questo - un libro ispirato ad un videogame, ma sicuramente vi è anche un limite personale: forse non digerisco i libri a sfondo storico o quasi sicuramente pesa la mia mancata esperienza con il videogioco da cui questo libro è tratto, ma rimane il fatto che questa si è rivelata la lettura meno riuscita e piacevole della mia vita e sento che è anche colpa mia.
Comunque, onestamente, mi sono tolto un grande peso decidendo di interromperlo visto che ormai mi limitavo a leggerlo solo per dovere che per piacere. Andando avanti solo per obbligo si rischia di stressare la mente e di causare sensazioni di ripugno nei confronti del libro, dunque meglio farla finita.
Peccato.
Non mi sento molto di consigliarlo, ovviamente poi i gusti sono i gusti.