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L'ultima scintilla
 
L'ultima scintilla 2013-04-12 07:08:11 Mario Inisi
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    12 Aprile, 2013
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Come scarafaggi

Libro molto intenso, un altro libro dell'anima come tutti quelli di Remarque, che per questo è uno scrittore assolutamente intramontabile. La storia è ambientata in un campo di concentramento immaginario ma non di fantasia, nel senso che l'autore si è ben documentato prima di scrivere una storia simile. Ci viene presentato come uno dei campi di concentramento più vivibili: non ci sono ad esempio camere a gas (per cui è lasciato al lettore immaginare come potrebbero essere gli altri campi).
La scena si apre con un prigioniero, il 509, paragonato a uno scarafaggio, insetto che quando vede il pericolo si immobilizza e cerca di mimetizzarsi per passare inosservato. Il 509 sta nel campo piccolo, una specie di anticamera della morte, dove il cibo è pochissimo e i letti o le coperte si devono dividere tra più persone per cui i prigionieri dormono a turno. Dalla descrizione delle condizioni di vita dei prigionieri, resi meno uomini dalla fame perenne (come descriveva anche Primo Levi nel suo libro Se questo è un uomo) Remarque passa quasi subito a raccontare di un gruppo di prigionieri che, nonostante la fame e le privazioni sono ancora capaci di solidarietà, di amicizia, di rischiare la vita uno per l'altro. L'umanità di queste persone, pur nelle condizioni degradanti di vita, emerge prepotentemente a ha come sfondo la mancanza di umanità, intesa anche come mediocrità, assenza di senso critico e di capacità di comprendere le situazioni dei tedeschi carcerieri abbruttiti dall'ideologia accettata acriticamente, da una crudeltà inconsapevole e da una altrettanto inconsapevole cecità e stupidità. Sono loro ad essere quasi degli animali, sia per il comportamento sia nella descrizione fisica: ingrassati, arroganti, ingiusti, velenosi, violenti, crudeli. I veri insetti del campo.
E il libro l'ha scritto un tedesco! Questo lo rende ancora più interessante. E' come dire che l'umanità non ha etichette e la capacità di fare il male senza rendersene minimamente conto pure.
Un libro da leggere come tutti i libri di Remarque. Questo è uno scrittore dell'anima perciò intramontabile come tutti gli scrittori dell'anima. Forse non è il suo libro che preferisco ma è comunque molto bello e lascia qualcosa.
Alla bellezza della storia e alla sua profondità fa da contrappeso lo stile semplice e senza orpelli. Non c'è vanità, nè pretesa di bellezza formale nella sua scrittura. Punta diritto al cuore del lettore con la storia in sè e con i pensieri e le vicende dei personaggi.
L'arrivo dei liberatori farà nascere l'ultima scintilla: di vita, di umanità, di speranza. Nei prigionieri naturalmente, compresi quelli che faranno una brutta fine.
Per i carcerieri invece non c'è speranza, nemmeno di fronte all'arrivo degli americani si rendono conto di quello che hanno fatto: hanno obbedito agli ordini, dicono e si aspettano quasi di essere difesi dagli stessi prigionieri.

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Remarque, Primo Levi
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Però mi chiedo: cosa aggiunge questo libro alle storie realmente vissute e mirabilmente raccontate?
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Mario Inisi
12 Aprile, 2013
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Certo Primo Levi venendo da un campo di concentramento vero dà una testimonianza di altro valore storico. Ma secondo me il fatto che un tedesco si spinga a immedesimarsi con un prigioniero ebreo è toccante. E poi Remarque è una persona che ha sofferto in prima persona l'incubo della guerra (la prima), e dall'esperienza della guerra non si è più ripreso e credo che questa avversione alla violenza trasudi da tutti i suoi libri come se avesse sviluppato degli anticorpi. L'aver partecipato a 18, 19 anni a una guerra mondiale lo ha reso capace di partecipare alle sofferenze di qualsiasi guerra o campo o roba simile senza sembrare per questo il tizio che coglie la situazione per scrivere una bella storia. I suoi libri, la sua avversione per la violenza e le violenze sono sinceri. A me dà l'impressione di uno che scrive per una specie di male dell'anima che richiede uno sfogo espressivo. Uno che sente l'imperativo morale di richiamare la gente alla ragione dopo aver visto e partecipato a follie come le guerre mondiali e aver visto e sentito parlare di campi di concentramento perchè non riesce a togliersi la paura che le esperienze si possano ripetere e che gli uomini sono sempre quelli e spesso non ragionano.
Io ho le stesse paure senza aver visto un miliardesimo di quello che ha visto lui.
Il libro è sincero non bello, perchè volendo ha un modo di scrivere arci-semplice, non pretenzioso, fin troppo scarno. Dalla mancanza di fronzoli però la sua sensibilità viene fuori perfettamente. E anche la sua sincerità e il suo desiderio di un mondo migliore, di uomini con cervello e cuore. Io lo consiglio, è proprio il tipo di storia che mi prende.
In fondo se uno dovesse giudicare un libro per quello che aggiunge dovremmo radere al suolo il 99% della narrativa i commercio. Penso a tutte le storie sentimentali e strappalacrime, a molti noir, alla letteratura commerciale o anche agli autori che fanno una ricerca solo stilistica.
Bella recensione.
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Mario Inisi
12 Aprile, 2013
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Grazie
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Cristina72
12 Aprile, 2013
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Grazie della spiegazione, ho capito la buona fede dello scrittore e la sua necessità di esprimersi. Con riferimento alle tue ultime righe, non parlerei del 99% dei libri, ma sicuramente della metà. E non sarebbe una grave perdita :-)
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Mario Inisi
12 Aprile, 2013
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Penso anche io che di una metà se ne farebbe a meno benissimo, anzi la confusione di libri oscura quelli più belli.
Bel commento Mario!
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Mario Inisi
13 Aprile, 2013
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grazie
E' stancante che ancora oggi vengano sfornati libri con la solita solfa, inventare personaggi su storie tragiche e accadute,come la guerra(e non solo gli ebrei,ma a quanto pare solo gli ebrei vanno di moda) giusto per vendere di più.
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Mario Inisi
13 Aprile, 2013
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Questo scrittore è morto da tempo e ai suoi tempi parlare di queste cose era fuori moda. I suoi libri erano considerati roba da disfattisti e iettatori. Non credo che venda granchè neanche adesso (nonostante le mode) però di questo non sono certo. Comunque il libro non era presente su Q libri, ad esempio,anche se Remarque è un grandissimo scrittore. Le tragedie del passato non sono mai acqua passata perchè gli uomini sono sempre gli stessi, purtroppo. Comunque certi libri sono eterni non solo per l'argomento ma per il modo e la sincerità con cui sono scritti. Remarque ha fatto una guerra ( forse le due guerre), ma ci pensi? Di che altro avrebbe dovuto parlare?
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