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L'esca nella trappola
Atene, seconda guerra mondiale, i tedeschi sbarcano in Grecia per aiutare gli italiani che si erano impantanati nella gloriosa conquista della nazione, naturalmente riescono nell'impresa. Nella capitale come in tutto lo stato inizia a scarseggiare il cibo, i bambini diventano sempre più scheletrici e con il ventre gonfio, molti muoiono anche per assenza di medicinali. La croce rossa che va loro in aiuto con i pochi mezzi che ha, deve fare delle scelte, si aiutano i bambini che non sono malmessi così hanno più possibilità di sopravvivere e si scelgono più bambine perché è meglio avere tante donne, domani possono rigenerare il popolo ateniese, di uomini per questo ne bastano pochi. La carne scompare e le minestre si annacquano. Gli appartamenti del centro della capitale diventano gli alloggi degli ufficiali, i quali devono stare vicino al quartier generale.
Questa è soprattutto la storia della famiglia di Nikolas Helianos (ma anche di molte altre) editore benestante, che al momento per ovvi motivi, non può lavorare, ottimista per natura verso tutto e tutti. La moglie anche lei benestante di famiglia è una donnetta che asseconda solo i voleri degli altri (invece l'autore farà scoprire una mirabile figura femminile) questo è il suo compito nella vita. Due figli, o meglio tre, uno già morto nella battaglia sull'Olimpo; un maschio Alex irrequieto, disubbidiente e profondamente antinazista; la femmina Leda, molto piccola, ritardata (ma anche lei darà il suo contributo). In casa di questa famigliola piomba come un macigno il capitano Kalter, il quale fa del loro appartamento “il suo appartamento”, diventa il signore indiscusso, li mortifica , li umilia, li schiavizza e li fa soggiacere sia fisicamente che psicologicamente. Tutto prosegue così immutabilmente per quasi un anno, fin quando al Capitano non viene concessa una licenza di due settimane. Al ritorno dalla propria patria il Capitano, ora promosso Maggiore, è un'altra persona, muta anche il suo registro lessicale, in poche parole diventa attento e benevolo ( di cosa sia realmente accaduto lo lascio scoprire a voi).”
“ Sta di fatto che i tedeschi amabili e virtuosi sono molto peggio degli altri, perché ci traggono in inganno. Stanno solo mettendo l'esca nella trappola.”
I due uomini diventano quasi amici e confidenti fino a quel maledettissimo giorno in cui Nikolas si lascia andare ad un moto di pietismo e protezione che gli sarà fatale. Quando sappiamo essere stupidi noi uomini anche davanti all'evidenza, non riusciamo a vedere l'inganno che si cela davanti a un bell'aspetto o davanti a delle belle parole. Vogliamo a tutti i costi essere positivi e ottimisti, quando il quadro dipinto innanzi a noi è solo di colore nero. Sappiamo chiudere gli occhi e le orecchie, ascoltare solo quello che il cuore ci comanda. Siamo così ostinati nel voler trovare uno spiraglio di luce, senza capire che quello spiraglio ci porta diritti in prigione (una prigione che può essere sia fisica che psicologica). Così avviene che le bombe ci scoppiano in faccia.
Non posso raccontare l'epilogo e ne tanto meno lo voglio, vi dovete trovare davanti alle pagine del libro per sentire lo sbigottimento a cui sono stata sottoposta io. Non è facile parlare ed esternare cosa io abbia provato, odio, rabbia, impotenza, rancore.
L'unico gemito che è uscito dalle mie labbra è stato “Dio mio (un dio che,ovviamente, era assente in quel periodo) che orrore!”
Consiglio a tutti di scoprire cosa lo scrittore è riuscito a mettere insieme in questo bellissimo romanzo psicologico.
Dedicato al Giorno della Memoria (27 gennaio 1945).
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Commenti
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Grazie per avermi fatto aprire di più gli occhi.
Con stima, la tua amica Pia.
:)
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