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Parole e pensieri non si lasciano decapitare
Il medico di corte di Per Olov Enquist
Ci sono romanzi che ti fanno riconciliare con il piacere della lettura, questo succede grazie alla bravura dell’autore. Tutto avvenne realmente. Siamo nella seconda metà del Settecento; in Danimarca regnava il giovane Cristiano VII, un re incapace di governare, a causa dei suoi disturbi mentali, da essere considerato deficiente e visionario: “la vera realtà è quella che si svolge sul palcoscenico di un teatro”. Per evitare danni, gli viene affiancato, come precettore un medico di idee illuministe: Friedrich Struensee. Questi riesce a guadagnarsi la fiducia del re ottenendo la delega a promuovere le riforme illuministe, che furono considerate una minaccia per la nobiltà. Friedrich divenne l’amante della regina Caroline Mathilde, la persona più autorevole del regno. Grazie alle sue nuove riforme, Friedrich riuscì a compiere in Danimarca una delle rivoluzioni più incredibili che la Storia possa ricordare. Per Olov Enquist utilizza una scrittura chiara, mai banale, riuscendo a dare linearità alla narrativa senza alcuna forzatura; riesce a collocarci nella storia che racconta senza che il lettore si renda conto, e diventa un vero piacere farsi trasportare da questa voce saggia che riempie ogni parola. Ogni frase viene scelta col bilancino di un farmacista: “La prima regola è la prudenza – disse Struensee. E la seconda? – chiese Caroline Mathilde. L’audacia – rispose lui”. Il romanzo diventa una superba lezione sull’illuminismo e devo confessare che sconoscevo la rivoluzione danese. L’autore riesce a raccontarci senza forzature la realtà di un paese stravolto dagli ideali di libertà contro una nobiltà ipocrita, arrogante e oscurantista. Riproduce una vicenda umana con saggezza e sapienza artigianale.
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