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L'eterno femminino
Una pittrice, una madre, una moglie, un'amante. Ma soprattutto una donna.
Senza timore, senza inibizioni, sempre con quella voglia di vivere e di mettersi in discussione, di amare come solo una donna può fare, una donna che vede ergersi intorno a sè le barriere del disprezzo, del conformismo e del moralismo più acceso, Artemisia Gentileschi lascia un ritratto di sè che ancora fa discutere, ancora fa riflettere, ancora insegna.
Insegna a tutte noi che qualunque donna può e deve divenire un'icona, deve ricercare la propria libertà e la propria strada attraverso la passione, quella vera, che possiamo trovare soltanto nel nostro cuore.
E l'idea di Susan Vreeland di intitolare ogni capitolo a nome di tutte le donne in cui la nostra eroina di volta in volta ha infuso se stessa, il proprio coraggio e la propria grinta, le proprie debolezze e le proprie paure, i desideri più reconditi e a volte più raccapriccianti, tratteggiandone con quelle dita sottili i lineamenti nobili e seicenteschi, dà l'idea di trovarsi non dinanzi alla singola anima di una debole creatura, bensì di fronte ad un grazioso corteo di figure femminili che tutte insieme creano l'eterno femminino, e fanno di Artemisia la guida di ogni donna che vuol ritrovare se stessa e la propria libertà.
"Fare della propria vita un'opera d'arte"...Artemisia Gentileschi ci è riuscita.
Indicazioni utili
Ma credo che la letteratura "femminile" possa essere un ottimo spunto per avvicinarsi a quest'opera...tra i personaggi che più si possono avvicinare a quest'eroina ricordo Oriana Fallaci, Dacia Maraini e non possono mancare a livello storico le figure di Gaspara Stampa, Vittoria Colonna e Ipazia di Alessandria.
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