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Un'opera ambiziosa
Un’ opera ambiziosa
Devo dire di essere rimasto perplesso sulle recensioni quantomeno tiepide di gran parte dei lettori riguardo all’ultimo romanzo di Ken Follett: “La Caduta dei Giganti”. Ho letto gran parte dei suoi lavori e concordo sul fatto che “I Pilastri della Terra” sia fino ad ora, la sua opera meglio riuscita. Non mi sembrano però due opere così facilmente paragonabili. Follett ha esordito con Spy Stories ambientate durante il secondo conflitto mondiale (La cruna dell’Ago, Il Codice Rebecca) dove scrisse accattivanti opere di genere. Con “I Pilastri della Terra” fece un salto di qualità esordendo felicemente in un genere per lui nuovo, quello del romanzo di ambientazione storica. Le analogie con “La caduta dei giganti” sono però, a mio modo di vedere molto esili. Con “I Pilastri” Follett costruisce un opera in cui i personaggi sono l’asse portante di tutto il romanzo. La vicenda che si svolge durante la costruzione di una cattedrale gotica, è una storia di amore, odio, potere, in cui le vicende storiche fanno da palcoscenico e sono funzionali alla trama.
Ne “La caduta dei giganti” vedo un ulteriore passo nell’evoluzione letteraria dello scrittore. L’opera è più ambiziosa. I personaggi assumono minore importanza rispetto ai romanzi precedenti perché qui sono solo di contorno. Il loro scopo è quello di far partecipe il lettore della Storia con la “S” maiuscola. Sono la Prima Guerra Mondiale e la Rivoluzione Russa i protagonisti di questo primo romanzo della trilogia sul ventesimo secolo. Le cinque famiglie hanno lo scopo di presentarci questo periodo storico attraverso altrettanti punti di vista. Vediamo il declino della vecchia nobiltà e la nascita dei primi movimenti operai assieme alle prime lotte di emancipazione della donna in Inghilterra, gli albori della nascita della futura superpotenza nelle vicende statunitensi, la rivoluzione russa e il dramma della Germania, tutto con la funzione di far partecipe il lettore, con grande accuratezza e poche sbavature, agli eventi che sconvolsero il mondo quasi un secolo fa.
Sicuramente ci sono dei difetti. Alcuni incontri tra i vari protagonisti appaiono un po’ forzati, manca del tutto, come alcuni lettori hanno lamentato, un riferimento alle vicende storiche dell’Italia e manca in chiusura di romanzo un riferimento al gigante più grosso che crollò in quel periodo: L’Impero Austro- Ungarico di cui si parla solo nella prima parte dell’opera.
Ma nel complesso l’opera è meritoria e di buon livello. Uno studente che volesse interessarsi alle vicende in questione apprenderebbe più informazioni in questo romanzo che in un libro di storia tradizionale.
La critica che trovo meno appropriata è quella secondo la quale l’opera risulterebbe troppo noiosa per un eccesso di dettagli riguardanti le battaglie e gli aspetti militari.
Con questo metro di paragone allora anche uno dei capolavori della letteratura mondiale quale “Guerra e Pace” di Tolstoj sarebbe soporifero!
Credo che sia necessario accostarsi a questo romanzo con uno spirito diverso rispetto ai romanzi precedenti dell’autore che ci ha proposto un libro sicuramente più impegnativo dei precedenti ma molto valido.
Consiglio sicuramente la lettura di questo e dei successivi romanzi della trilogia.
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