Dettagli Recensione
Guerra, sesso, potere e mistero..
Figli del Nilo è il terzo libro della trilogia di Wilbur Smith di cui fanno parte anche Il Dio del fiume e Il settimo papiro. Premetto che questo libro mi è stato regalato, in precedenza non avevo mai letto altri libri di questo autore quindi non posso riferirmi agli altri come metro di paragone.
L'eunuco Taita, potente mago, riceve in sogno la visita dell'amata Lostris, la defunta regina d'Egitto, madre dell'attuale Faraone Tamose, la quale gli chiede di prendersi cura del nipote Nefer Seti, figlio del Faraone. Questo sarà il suo ultimo compito prima che, ormai vecchio, il mago possa aspirare al riposo eterno e al ricongiungimento con l'amata. Di ritorno dal ritiro spirituale nel deserto, durante il quale Taita affina le sue già potenti arti magiche, trova Tamose in procinto di combattere contro i suoi nemici di sempre, gli hyksos, governati da Apepi. Il Faraone gli affida il figlio quattordicenne affinchè possa completare la sua formazione e aspirare un giorno al trono d'Egitto. Tuttavia, proprio durante una pausa nella battaglia, Tamose viene ucciso a tradimento dal malvagio Naja, che da tempo anela il trono senza esserne il legittimo pretendente. Da qui inizia una lotta intestina tra tutti gli uomini di potere che girano intorno al faraone. Naja diventa reggente dell'Alto Egitto e in seguito Faraone avendo sposato le figlie femmine di Tamose, le principesse Heseret e Merykara, mentre il nobile Trok, in combutta con Naja, assassina il sovrano del Basso Egitto, Apepi e ne diventa il successore sposandone la figlia Mintaka, che invece era promessa sposa del giovane Nefer. Taita, con un escamotage fa credere morto Nefer anticipando la mossa di Naja e prepara un piano per far in modo che Nefer possa reclamare ciò che è suo di diritto e regnare finalmente, accanto all'amata Mintaka, sul regno d'Egitto finalmente unificato.
La trama è molto avvincente e lineare. Non ci sono particolari colpi di scena o sorprese, un lettore sufficientemente attento può tranquillamente prevedere ciò che accadrà. Tuttavia la semplicità e la linearità della trama permettono una lettura scorrevole nonostante l'enorme mole del romanzo, 654 pagine. Più che la trama in sè ciò che rende la lettura interessante è la capacità dell'autore di descrivere con maestria e perizia di dettagli gli usi e costumi del popolo egizio e di quello hyksos, alimentando quell'atmosfera di magia, fascino e mistero che contraddistingue le civiltà antiche. La cosa che può risultare un pò stancante e rallentare la lettura è la presenza di lunghe descrizioni. Chi non le ama rischia di perdersi nella noia di certi passaggi e di non apprezzare fino in fondo la storia in se. Altro punto a sfavore di questo libro è il fatto che sia un romanzo crudo, molto crudo. Vi sono descrizioni di morti terribili e torture di ogni genere che vengono riservati ai personaggi e in questo l'autore non si risparmia. Devo ammettere che in certi passaggi ho avuto un pò di nausea, se poi consideriamo l'aspetto emotivo, vengono descritte scene di stupro, violenza e sacrifici umani, anche di bambini. L'elemento sessuale è sempre presente e troppo spesso ne è protagonista, a volte in modo gratuito a mio parere. Se dovessi descrivere con una parola questo romanzo, userei l'aggettivo "primitivo": guerra, sesso, potere, mistero. Gli elementi alla base di ogni società primitiva (e non) ci sono tutti.
Non mi sento di bocciare questo libro, perchè nonostante alcuni elementi di disturbo è un libro affascinante. Ecco, magari il mio consiglio è se siete deboli di stomaco o facilmente suggestionabili non è il libro adatto a voi.
Indicazioni utili
- sì
- no