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LA GRANDE EPOPEA EGIZIA
Anni fa mia madre mi regalò “I figli del Nilo” ed io dando un’occhiata alla copertina ed alle prime pagine non mi feci coinvolgere più di tanto riponendolo sulla libreria dove raccolse polvere per un bel po’ di tempo. Con l’approssimarsi di un viaggio in Egitto , mi sono ricordato di quel libro che avevo snobbato e messo da parte senza troppa cura ed iniziai a leggere un po’ di recensioni ma ahimè, scoprii ben presto che si trattava del sequel di un’altra opera dello stesso autore; l’opera in questione era proprio “Il Dio del fiume”. Beh scusate questo piccolo prologo ma era per me importante sottolineare la mia diffidenza iniziale nei confronti di tale opera per dare maggior risalto all’esito positivo di questa mia lettura. Beh signori , ecco a voi l’epopea del grande Egitto , un’opera fantastica , avvincente e convincente , che ripercorre abbastanza fedelmente fatti storici accaduti nel 1700 a.c. cc. La triade, formata dal mago - architetto - pittore Taita, dal nobile Tanus e dalla nobile Lostris, accomunata da sentimenti vicendevoli di amore fraterno, fedeltà , amicizia, riuscirà a sconfiggere tutti i nemici che incontrerà sul proprio cammino, allontanando dall’Alto Egitto il pericolo della tirannia interna e la piaga della sconfitta ad opera degli invasori Hyksos. In questa storia , l’autore traccia in modo netto i confini tra il bene ed il male (cosa che nella realtà è sempre molto più sfumata) e ci dice: “questi sono i buoni che lottano per un ideale nobile ed universale , e questi sono i cattivi che tramano nell’oscurità per la loro sete di potere……”, e chiaramente si finisce per tifare per i buoni e non solo……ci si cala nell’azione del romanzo al loro fianco, cavalcando ed urlando grida di battaglia insieme a Tanus, assistendo Taita durante le sue riflessioni ed accarezzando la bella e coraggiosa Lostris nei suoi momenti di sconforto. Certo, talvolta l’azione vera e propria è interrotta da lunghe e particolareggiate riflessioni e descrizioni che tuttavia potrebbero rallentare il ritmo incalzante del romanzo. Io ho apprezzato particolarmente alcune descrizioni relative al paesaggio; su tutte, l’onnipresente sole adorato ed idolatrato come un Dio , che tramonta su un deserto costellato di dune , sassi, rocce e montagne e che evoca un’ambientazione al contempo misteriosa ed affascinante. I brividi mi hanno corso la schiena quando a Tebe (odierna Karnak-Luxor) ho potuto sperimentare in prima persona il tramonto egiziano e vedere le parole W. Smith diventare pennellate che disegnavano le mille sfumature del tramonto. Che libro!!!!!!!
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anch'io adoro l'Egitto! ho dei ricordi stupendi di Luxor, Karnak, Abu Simbel etcccc...
rimane una terra magica !
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