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GLI SPODESTATI
Gli spodestati è il libro della sopravvivenza, della lotta quotidiana per rimanere aggrappati alla vita. Ma è’ anche un libro che parla di morte, quella morte che può arrivare in qualsiasi momento, se il proprio nome compare su di una lista.
E’ il libro che ti fa vedere il “bicchiere mezzo pieno o mezzi vuoto” a seconda della prospettiva con cui si guarda la vicenda. E’ un libro che una volta finito deve essere metabolizzato, per decidere da quale parte stare. E’ lecito o meno fare “un patto con il diavolo” per salvare almeno il salvabile?
Il romanzo racconta la storia del ghetto ebraico di Lodz in Polonia, che per 5 anni ha “ospitato”diverse decine di migliaia di persone in condizioni di vita al limite della sopravvivenza. L’idea di far diventare questo ghetto una indispensabile “grande fabbrica” per l’industria bellica tedesca e salvare quindi la vita ad alcune miglia di persone, fu del discusso presidente ebreo Chaim Rumkowski, messo dai tedeschi a capo del ghetto, come loro unico interlocutore.
Il libro cerca di raccontare, nella maniera più neutrale possibile, la quotidianità di questo luogo, con le difficili e discutibili scelte prese da questo enigmatico personaggio polacco per salvare più persone possibili dallo sterminio. Era lui che doveva compilare queste liste per poi consegnarle ai Tedeschi per provvedere alla deportazione. E’ chiaro che essere o non essere su questi elenchi cambiava il giudizio sul suo operato da parte della popolazione.
Lo stile di narrazione non mi è sembrato irresistibile, con alcune parti del romanzo un po’ “macchinose”, ma visto l’importanza del tema trattato, questo piccolo neo, passa in secondo piano per fare posto allo stupore e all’indignazione di fronte a tanta crudeltà. Il racconto dello sgombero dell’ospedale pediatrico da parte del SS, è un qualcosa che ricorderò per sempre nella mia memoria.
Commenti
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Ciao e buona lettura-
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grazie Denis :-)))