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IN PIENO '800.
"La cattedrale del mare" è uno di quei romanzi che rifiuta di gettere lo scompiglio nell'universo netto che delinea: siamo nella Barcellona del XIV secolo dove le differenze fra il bene e il male sono facilmento individuabili. I nobili commettono soprusi, i poveri li subiscono, i re sullo sfondo determinano il destino dei popoli, come guerre e carestie. La storia è riconducibile allo schema classico della parabola ascendente dell'eroe che riesce con una combinazione di intelligenza, onestà e buona sorte a riscattarsi da un'infanzia di umiliazioni e violenze: simile ai giovani vittima di un incantesimo della fiabe egli si trova immerso in un città che in parte gli è ostile e in parte lo aiuta. La cattedrale sul mare è il simbolo di una protezione quasi divina che fin da piccolo gli indichierà la giusta strada e non gli permetterà di deviare. La facilità del racconto, dotato della semplice virtù della scorrevolezza, impedisce a Falcones di cimentarsi con il saggio storico nella ricostruzione della Barcellona del XIV secolo: la velocità dell'azione, le impennate dell'intreccio impediscono l'analisi. I personaggi stessi, dai maggiori alle semplici comparse, nell'assolvere la loro funzione di motore della vicenda, sarebbero facilmente descrivibili con un epiteto: essi sono chiamati costantemente a partecipare attivamante e rapidamente alla trama e lo fanno in base a passioni elmentari, quali amore, desiderio di vendetta, odio. Con "Cattedrale del mare" siamo in pieno '800: molto feuletton, come se Proust e Kafka fossero ancora in là da venire. Non è comunque detto che questo sia un male.