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romanzo rosa-storico?
“Nel sesto giorno d’agosto dell’anno di grazia 1570 il cuore di Parigi ansimava.” Con questa frase comincia il corposo romanzo Il libraio notturno. Inizialmente inganna, ma piano piano svela gli ingredienti di quello che potrebbe essere “etichettato” un romanzo rosa-storico. E non lo dico con disprezzo perché io ho cominciato a scrivere tanti anni fa e scrivevo proprio romanzi d’amore o rosa-storici. Quindi ho rispetto per chiunque li scriva, tra l’altro documentarsi dal punto di vista storico è una fatica immane. L’unica cosa in cui differisce è il protagonista: un ragazzo.
In una Parigi infiammata dalle lotte religiose tra cattolici e protestanti, o ugonotti, come si chiamavano quelli francesi con tendenze calviniste, Martin, giovane orfano adottato da uno zio fanatico cattolico che lo tratta come un servo, conduce una esistenza infelice e piena di privazioni. Ma Martin la notte scivola sui tetti di Parigi per cercare quella serenità a cui aspira. Spiando dalle finestre troverà l’amore, non solo per una donna, ma anche per i libri. E sarà questo amore che lo aiuterà a sopportare tutte le vicende affannose che gli capiteranno.
Seguiamo Martin dalla giovinezza all’età adulta, passando per Parigi infiammata da lotte intestine, dalla strage di San Bartolomeo, quando vennero uccisi diecimila protestanti in nome di Dio, attraversando la Svizzera, per finire con l’Editto di Nantes che pose fine alle guerre religiose francesi.
Sebbene, sia nel linguaggio che nella trama tutto è simile al romanzo rosa-storico, il libro, che è ben scritto e direi anche ben tradotto, ha il merito di essere scorrevole, nonostante le lunghe pagine di storia e anzi, proprio per questo, ha un merito in più: mi ha fatto venire la curiosità di conoscere meglio quelle pagine di storia.