Dettagli Recensione
Nessuno potrà mai deportare i nostri pensieri
Mi sono immerso nelle tristi pagine di questo romanzo e non ho saputo riemergere fino al raggiungimento dell'ultima riga. Mi ha commosso. Dolorosamente. E felicemente.
La tragedia del popolo armeno è riassunta nella vita di una donna, Louise. E' ancora una bambina quando scoppia la guerra, quando inizia la deportazione degli armeni e quel doloroso genocidio ancora oggi poco conosciuto. Cresciuta in una luminosa abitazione, circondata dall'amore di una famiglia presente e sostenuta dalla saggezza di un nonno che ha sempre le giuste risposte, si ritrova a marciare nel deserto in compagnia di altri disperati, verso chissà cosa.
E quella bambina, che prima era l'emblema della gioia, della voglia di vivere, una fontana di energia e di parole che sgorgavano dalla sua penna con disarmante facilità ed intensità, ora viene uccisa. Nel cuore e nell'anima. Le parole disegnano immagini di violenze e dolore che fanno male. Louise si salva solo grazie alla presenza della fragile sorella Marie, la cui salvezza diventa lo scopo supremo. Poi inizia a sopravvivere.
Essere sradicati dalla propria terra, vedere tranciati di netto i legami familiari, subire un destino che mai ci si sarebbe aspettato, ad un'età di ancora completa innocenza. Come si diventa? Si comprende bene la mancanza di energia, di curiosità per la vita, la profonda tristezza che abbraccia Louise. Sentimenti che vengono così ben descritti che mi hanno ingabbiato in una tristezza demolita con grande fatica. E' un romanzo che coinvolge profondamente. Ed è un messaggio di speranza.
Indicazioni utili
Commenti
5 risultati - visualizzati 1 - 5 |
Ordina
|
Complimenti Marco, hai scritto una bellissima recensione!
5 risultati - visualizzati 1 - 5 |
(Mi ha ricordato il film di Henri Verneuil "Quella strada chiamata paradiso", che racconta di una famiglia armena rifugiatasi in Francia)
Amalia