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l'orrore dell'olocausto visto con gli occhi di un
L’ennesimo libro sull’Olocausto… ma stavolta c’è qualcosa di diverso. Sono i ricordi di un bambino. E i ricordi di un bambino sono frammentari, senza un ordine preciso o temporale. E sono ricordi terrificanti. Binjamin, ormai cinquantenne, cerca di mettere in ordine questi ricordi, a dar loro un senso. Gli è stata imposta un’identità, ma lui non conosce il suo nome, i suoi genitori o la sua data di nascita. E gli viene ordinato di dimenticare, “ … come si dimentica un brutto sogno…” Ma questo brutto sogno è la sua vita: l’infanzia nei lager prima e nell’ orfanotrofio poi. Deve imparare a vivere ora in pace, e lui invece conosce solo le regole per sopravvivere nei lager: arraffare tutto il cibo disponibile, nasconderlo, sorvegliarlo. E ogni novità è per lui un riaffiorare di ricordi tremendi, come quando in Svizzera, adottato da una famiglia, crede che lo skilift sia un forno crematorio, perché vede i bambini entrarci e non tornare più indietro.
Ho letto Anne Frank, Primo Levi, e tanti altri libri sulla Shoà, ma erano scritti da persone consapevoli che quella in atto era una guerra: qui invece c’è un bambino che ignora cosa stia succedendo, che crede che il mondo oltre il recinto non esiste e che considera il lager la sua casa. Binjamin non sa che la guerra è finita e lo scopre solo al Ginnasio, durante l’ora di storia. E si rende conto di essersi “perso la propria liberazione”.
Lo stile riporta questi frammenti di ricordi, così come l’autore li ricorda. Le descrizioni, fredde, chiare, spietate, colpiscono allo stomaco proprio perché narrate in prima persona da un bambino.
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Commenti
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Non sei tu Barbara a dire "ennesimo"...nel senso annoiato, sono però in parecchi.
Pensa te, questa gente che spaccamaroni...
Abbiamo capito che siete morti in 6 milioni...Eichmann sosteneva di più...
Ma ora lasciateci in pace con la nostra Coscienza.
Lasciateci vivere.
Insomma, smettete di lamentarvi ancora.
Vedi, Barbara...questi pensieri che ormai spesso in tanti esternano mi fanno paura.
Ed anche un po' schifo.
Perdonami se ho utilizzato il tuo aggettivo d'esordio "ennesimo" per sottolineare questo.
Ci tenevo molto.