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...come se stesse guardando un quadro
Griet si racconta in prima persona. Racconta di sé dall’età di sedici anni quando la sua vita cambiò, in seguito ad un incidente occorso al padre, prendendo servizio dai Vermeer. Una lettura piacevolissima, dove le pagine scorrono delicatamente e seguono il destino di questa giovane ragazza che inizia la sua nuova vita come serva della famiglia, per poi diventare aiuto apprendista del pittore Vermeer e infine sua fonte d’ispirazione. Più Griet rimane coinvolta nella vita del pittore, facendosi assorbire quasi completamente, più perde le radici con la sua umile famiglia, che in qualche modo intuisce che la figlia non è solo una semplice donna di servizio. Il rapporto che si instaura tra Griet e il pittore, rimane una sorta di attrazione platonica, fatta di sguardi di frasi non dette e di gesti. Dove non è chiaro fino in fondo, ma rimane il dubbio, se l’interesse che lui prova per lei è solo legato all’ispirazione artistica e quindi alla sua buona riuscita dell’opera d’arte o è un interesse reale, ma che per le condizioni di vita, rimane inespresso o meglio sfocia nell’unica espressione possibile la creazione dell’opera d’arte "la ragazza col turbante".
È invece sicuramente più esplicito, anche perché il racconto è in prima persona, l’interesse di lei per il pittore, ne rimane affascinata incuriosita, molto probabilmente non solo da lui, ma da questo mondo nuovo fatto di colori di forme e di luci. Leggendo il libro si rimane coinvolti dalla temerarietà della giovane donna nell’affrontare il rapporto con il suo padrone, e di come rimane spesso in bilico tra la vita che l’affascina, che la intriga rappresentata da Vermeer e dall’altra vita che è destinata a seguire rappresentata da Pieter, ragazzo che lavora al mercato delle carni.