Diario di Anne Frank Diario di Anne Frank

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SaRA8993 Opinione inserita da SaRA8993    22 Novembre, 2020
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KITTY,CARA AMICA MIA


Non si può pensare di non leggere questa testimonianza nel corso della propria vita.
Nel 1942 Anna Frank era solo una ragazzina di tredici anni che voleva raccontare le vicende dell’’alloggio segreto” di Amsterdam alla sua migliore amica immaginaria Kitty attraverso lettere nel suo diario segreto che giorno per giorno, riportano i momenti più salienti della sua vita da prigioniera ebrea costretta a nascondersi con la sua famiglia e altri ebrei in un nascondiglio segreto per non essere deportati nei campi di concentramento.
All’interno di questo diario non troveremo scritto niente che riguarda i campi di sterminio per il semplice fatto che Anna non è sopravvissuta, non ha fatto in tempo a raccontarci un’esperienza seppur brutale a testimoniare la malvagità dell’animo umano in grado di annientare corpo e mente di un altro essere vivente, poiché Anna e la sua famiglia furono condotti a morire in Germania nel 1944, tre giorni dopo dalla sua ultima lettera del diario.
All’interno di questo diario, trovato dopo la guerra in soffitta della sua casa, troveremo una ragazzina che subisce una trasformazione fisica e mentale nei due anni di permanenza nell’alloggio; cresce,matura,diventa più saggia, forse grazie al suo carattere riflessivo o forse anche la guerra che in un certo senso la sprona a pensare positivamente in una sorta di difesa personale subconscia. I suoi genitori la trovano impertinente, molto spesso irrispettosa e arrogante ma lei è solo una ragazzina che vuole spezzare la convenzionalità, vuole affermare i suoi pensieri, non si vergogna di comportarsi come la sua coscienza e il suo buonsenso comandano e non come gli altri vorrebbero che si comportasse; per questo spesso assume un atteggiamento di chiusura nei confronti di chi non capirebbe a pieno i suoi stati d’animo.
C’è anche tempo per l’amore in quegli anni: Anna per la prima volta, a quindici anni, prova dei sentimenti per Peter, il figlio della famiglia Van Daan che vive con loro e non se ne vergogna nonostante ne sia piacevolmente stupita. Ma tutte quelle emozioni che la rendono felice molto spesso vengono taciute dalla paura di essere scoperti (quando i ladri entrano in casa), dalla paura scatenata da bombe,razzi e guerriglie là fuori, in un’Olanda in mano a tedeschi che aspetta la liberazione degli inglesi e dall’intima consapevolezza di essere ancora viva e fortunata rispetto ad altri ebrei: Anna vede un futuro davanti a sé, ha dei sogni, progetti,speranze, vuole diventare cittadina Olandese e chissà magari un giorno diventare una scrittrice famosa. In fondo, legge tanti libri nel suo rifugio, le tengono compagnia e scrive tanto, guarda fuori dalla finestra del solaio e sogna ad occhi aperti ammirando il cielo che le dona quel sapore di libertà che sa di non poter ottenere. Nell’ultimo periodo diventa molto saggia, riesce ad affrontare le liti con i suoi, i problemi in casa, argomenti politici in maniera più consapevole; Anna è una donna bella che fatta nel corpo da ragazzina.
E allora la domanda che viene da chiedersi è: che donna sarebbe stata Anna se avesse avuto la possibilità di realizzare i suoi sogni? Che grande apporto avrebbe dato all’umanità se avesse avuto la possibilità di sopravvivere e condurre una vita coi princioi morali che aveva?
Non lo sapremo mai ma c’era del grande potenziale. Ci accontentiamo di questo suo diario che non avrebbe mai pensato che potesse essere poi conosciuto e letto in tutto il mondo.
E ci immaginiamo un po’ quel suo primo libro intitolato “Het Achterhius” , “ Il Retrocasa” che sarebbe stato sicuramente uno dei libri di maggiore successo degli ultimi tempi.

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siti Opinione inserita da siti    05 Gennaio, 2018
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La vera Anne

Il testo che mi appresto a recensire non è quello noto alla maggioranza dei lettori bensì l’edizione definitiva a cura di Mirjam Pressler approvata dall’ Anne Frank Fouds, curata per Einaudi da Frediano Sessi e contenente, fra l’altro, una prefazione di Eraldo Affinati, uno scritto di Natalia Ginzburg e in appendice un intervento dello stesso Sessi. Si tratta insomma di un testo ricchissimo di approfondimenti che permette di conoscere anche il contenuto dei nuovi fogli del diario, il ritrovamento dei quali nel 1998 produsse scalpore in tutto il mondo. Ritengo sia necessario e doveroso conoscere l’esito di questo lavoro che si pone come il più completo e fedele e che permette di evitare la lettura della complessa edizione critica. Il manoscritto, ovvero i manoscritti, sotto forma di diario, quaderni, fogli sparsi, sono stati nel tempo sottoposti a censure, tagli, revisioni che o per motivi strettamente personali ( quelli del padre Otto, unico superstite della famiglia e primo divulgatore del diario) o per motivi culturali ( quelli dei primi traduttori) ne hanno sicuramente snaturato il contenuto. La stessa prima revisione fu quella operata dalla sua autrice che, avendo sentito alla radio un appello il quale invitava a conservare tutte le testimonianze dell’orrendo periodo che si stava vivendo, e nutrendosi di aspirazioni letterarie pensò bene di limare il testo in vista di una sua futura pubblicazione. Insomma il diario così ricomposto assume oggi un altro significato soprattutto perché da esso emerge il vero ritratto della sua autrice. Ed è proprio questo che oggi farebbe felice Anna: la fedeltà alla sua identità. Sono felice dunque di avere fatto la sua conoscenza rimuovendo l’immagine triste che mi si era sedimentata nel cervello. Anna, giovine ragazza, caduta vittima di un tempo nefasto ma mai all’interno dei panni della vittima. Vivace, arguta, intelligente, insofferente, viva, acuta e presuntuosa e reale, vera, sincera. Il destino le ha negato l’età adulta e spesso, leggendo la profondità dei suoi pensieri, ho creduto che se non fosse morta avrebbe sicuramente segnato il suo tempo da viva e non come il simbolo di tutte le vittime del razzismo antisemita nazista. Andando oltre la cronaca di due anni di prigionia, il contenuto della quale cronaca implode di noia e di insofferenza, si scopre la vera essenza di questa testimonianza: l’universo emotivo e intellettivo di un’adolescente all’avanguardia, ricchissima di conoscenze e di cultura, in grado di dare una lettura precisa della realtà minima ( l’alloggio segreto) e della realtà storica ( la vita, gli uomini, la natura, la guerra) intrecciandole mirabilmente nella sua esistenza libera anche nella cattività forzata. Un vero esempio per tutti noi e non solo per gli adolescenti da educare, come vogliono le mode attuali, solo in occasione della Giornata della Memoria. Questo testo è universale, trascende la Storia, trascende l’orrore.

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Mian88 Opinione inserita da Mian88    08 Giugno, 2015
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Inconsapevolemente, ciao Kitty.

Quando ci accingiamo a leggere questo romanzo, che sia la prima o l’ultima volta, nutriamo sempre una unica ed irrazionale speranza: che questa famiglia ce la faccia, che il finale sia diverso da quello che ognuno di noi sa essere l’epilogo inevitabile di quei giorni bui della Seconda Guerra Mondiale.
Anna ha soltanto tredici anni quando inizia il periodo di auto-reclusione a cui è costretta insieme ai suoi cari e agli amici Van Daan, ella sa che è l’unico modo per sfuggire alla follia devastatrice degli uomini, per sopravvivere anche quando non ci si può accontentare di questo, anche quando l’unico desiderio è vivere. E’ una ragazza come tante, piena di vita, sogni, ambizioni, aspettative e speranza. Nel suo diario racconta passo passo i giorni del prima della persecuzione e del dopo quando altra alternativa non c’è al fuggire, al nascondersi. Quanto entusiasmo vi è nelle sue parole; è elettrizzata per lo studio Anna, per il futuro che si augura di poter vivere con quell’innocente ottimismo di chi affronta il nuovo giorno nella consapevolezza del dover dare tutto oggi perché non vi è certezza di veder nuovamente sorgere il sole da persone libere l’indomani, è emozionata e confusa dai e per i primi battiti del cuore la nostra giovane protagonista. Non ci nasconde niente Anna. Nel confidarsi con Kitty, soprannome dato al suo amico-diario, ci narra dei sensi di colpa che aleggiano tra i coabitanti per essere stati più fortunati di chi invece è stato deportato nei campi di sterminio, di un’età di scontri, quella dell’adolescenza, in cui è inevitabile il confronto con i più grandi ma anche della infinita gratitudine nutrita per quelle persone che hanno accettato il rischio di offrirgli un rifugio dalla morte certa.
Nonostante l’età adolescenziale della piccola ebrea le sue memorie sono intrise di grande maturità, lo stile si distingue e coinvolge il lettore, lo rende partecipe trasmettendo altresì ad esso la sua grande forza caratteriale. Toccanti i suoi pensieri sul perché gli uomini arrivino ad odiarsi tra loro e a farsi del male, appassionanti i dilemmi amorosi in cui viene spontaneo interagire con lei, parlarle, cercare di trasmetterle una saggezza diversa dettata da qualche anno in più di vita, un’esistenza che tra tanti proprio a lei è stata negata.
Purtroppo il 4 agosto il nascondiglio in cui la famiglia si era rifugiata verrà scoperto e i suoi abitanti non avranno altro destino da quello della deportazione, un treno di sola andata da cui non faranno mai ritorno. Il suo diario verrà scoperto soltanto negli anni successivi da quella persona sopravvissuta che lo troverà e pubblicherà per rendere indelebile ed indimenticabile un qualcosa che mai sarebbe dovuto accadere e che mai dovrà ripetersi. Ci lascia con una lettera del 1 agosto la nostra romanziera, parole ricche di personali considerazioni in cui quasi involontariamente, l’autrice tira le somme di quelli che sono stati anni di autoprigionia, di terrore, di sospetto.
Lessi per la prima volta questo componimento all’età di quattordici anni e lo ricordo ancora oggi con chiarezza come se lo avessi assaporato ieri. Lo consiglio a tutti, grandi e piccini, per non dimenticare ma anche per imparare perché i valori della vita sono diversi da quelli dettati dall’attuale società consumista, cosa che le nuove generazioni omettono omologandosi ai miti della televisione e del web, costruendosi sul modello dei personaggi del momento, valorizzando l’apparenza e sminuendo il contenuto.

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silvia71 Opinione inserita da silvia71    02 Mag, 2015
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Volti scolpiti in un diario

Ci sono titoli che parlano da soli, titoli di cui chiunque si dice pronto a conoscerne il contenuto.
La storia ha cristallizzato per sempre un nome: Anne Frank.
L'olandese Annelies fu autrice “inconsapevole” di pagine divenute memoria.
Pagine del diario di un'adolescente, pagine dove si sono specchiati gli ultimi due anni di vita di Anne e dei familiari dal 1942 al 1944.
Dall'agio di una vita libera e normale fatta di scuola, amici, feste di compleanni, passeggiate e risate ad una vita clandestina fatta di buio, finestre chiuse, silenzio, una convivenza forzata in poche stanze per trovare scampo alla follia delle persecuzioni razziali.

Il testo, nonostante si percepisca la manomissione di altre mani, rimane un testamento per l'umanità.
La voce di Anne a distanza di quasi un secolo, esce ancora forte e nitida da quelle pagine, raccontando sentimenti e sensazioni genuini e commoventi.
C'è tutta la freschezza dell'adolescenza, le bizze legate all'età, le incomprensioni con i genitori, i sogni per una vita futura, la speranza che il mondo torni alla pace.

Ringraziamo la memoria della giovane Anne perchè le pagine del suo diario segreto sono testimonianza di un momento storico che ha ferito l'uomo per sempre.

La lettura è agevole, trascinante lo spirito vivo e a tratti ironico, tuttavia reputo che mal si adatti ad un pubblico adolescente.
E' un testo che può donare tanto se accolto con cognizione di causa e dovutamente contestualizzato.

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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    27 Febbraio, 2013
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Piccolo e inconsapevole capolavoro

Due anni e passa di autoreclusione per sfuggire alla follia devastatrice degli uomini. Il periodo più delicato e difficile dell'adolescenza trascorso tra la paura di essere deportati o bombardati e la difficoltà di tenere a freno un temperamento esplosivo e una incontenibile voglia di vivere. Attraverso il suo diario su cui scrive rivolgendosi a Kitty, un'amica immaginaria, Anna descrive se stessa e la sua triste esperienza di perseguitata. Una ragazzina come tante, piena di vita e di ambizioni, che ripone grandi aspettative nel futuro costretta a rinchiudersi in un appartamento nascosto con la sua famiglia e con gli amici Van Daan per sfuggire alle deportazioni naziste. Anna racconta a Kitty la paura che pervade gli abitanti della casa, i sensi di colpa che l'assalgono quando pensa ad amici e conoscenti meno fortunati di lei che sono finiti nei campi di concentramento, le difficoltà ideologiche e materiali di coabitazione, i tormenti adolescenziali che la portano ad uno scontro continuo con i più grandi. Ma anche la bontà dei loro virtuosi protettori, l'entusiasmo per lo studio, i progetti per il futuro, nonché i primi crucci amorosi. Nelle sue toccanti confessioni epistolari la piccola eroina dimostra una grande maturità, non solo per i pensieri che espone ma anche per lo stile "adulto" e coinvolgente, palesando grande sensibilità ma anche un carattere forte e ribelle. Carattere che però non l'aiuta a soffrire di meno quando si sente incompresa e poco amata o quando cerca invano di spiegarsi perché gli uomini arrivino ad odiarsi tanto tra di loro. Il diario si chiude con la lettera a Kitty datata I agosto, intrisa di toccanti considerazioni personali. Il resto dello storia di Anna lo veniamo a conoscere da altri, da chi ha trovato e pubblicato questo manoscritto: il nascondiglio segreto verrà scoperto il 4 agosto e i suoi abitanti saranno deportati e moriranno nei lager. Ma Anna continuerà sempre a vivere attraverso le pagine del suo piccolo e inconsapevole capolavoro, a testimonianza di uno dei capitoli peggiori della storia umana.

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AndCor Opinione inserita da AndCor    02 Febbraio, 2013
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Per non dimenticare. Mai.

Il memoriale simbolo dell'Olocausto.

Di solito, a 13 anni, le ragazze sono solite scrivere un diario segreto in cui appuntano le prime cotte amorose, le prime incomprensioni con la famiglia e le prime avvisaglie che le stanno facendo pian piano diventare vere e proprie donne.

Anche Anne Frank affida le sue memorie giovanili a un diario: scrive all'amica Kitty del difficile rapporto coi genitori e del sentimento 'incomprensibile' che prova per il coinquilino Peter.
Sembrano apparentemente i pensieri di una tredicenne come tutte le altre, quando in realtà Kitty è una figura immaginaria e Anne è costretta a passare le proprie giornate vivendo da clandestina per sfuggire alla morte.
Non ci si può non commuovere di fronte alla spietata lucidità con cui Anne fa sembrare normale la sua quotidianità. Uno stile esasperato nella sua semplicità e pungente nella sua linearità, incredibilmente a braccetto con i bombardamenti su Amsterdam e con il timore incombente di una morte concreta e crudele.

'Sono felice di natura, mi piace la gente, non sono sospettosa e voglio vedere tutti felici e insieme'.
Anne, perdonali e perdonaci.
Se puoi.

Mi perdoneranno anche i laici se scrivo che ti immagineremo in Paradiso sempre spensierata e col sorriso sulle labbra, e, allo stesso tempo, faremo di tutto per non dimenticare la tua lezione di 'vita nella morte'.

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Desirée Opinione inserita da Desirée    05 Gennaio, 2013
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Cara Kitty

La mia maestra delle elementari voleva avvicinarci all'esperienza della Shoah in modo graduale. Ci diede da leggere questo libro, e diciamo che fu uno dei miei primi veri libri, quindi è naturale ricordarlo sempre con piacere e malinconia. L'ho riletto varie volte, in vari momenti della mia vita, e rimane uno dei miei preferiti.
Anne diventa nostra amica e noi ci intrufoliamo, attraverso il suo diario, nella sua quotidianità diversa. Anne cresce rinchiusa in una casa, costretta a fare silenzio, a vedere sempre le stesse facce, sperimentando l'odio verso sua madre, il non sentirsi comprese, la paura di essere scoperti e di morire, conoscendo il primo amore, sentendo quella voglia prorompente di vivere che si fa strada nell'animo di ogni adolescente, e fa fiorire la sua personalità curiosa e vulcanica, troppo esplosiva per essere contenuta in un nascondiglio dietro una libreria.
Anne cresce, e pagina dopo pagina ce ne rendiamo conto, avvicinandosi inevitabilmente verso la fine, che per me ogni volta è un duro colpo.
«Qui finisce il diario di Anne Frank»

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Moon Opinione inserita da Moon    05 Novembre, 2012
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Meglio tardi che mai

Avrei dovuto leggere questo libro molti anni fa, dato che in genere è una lettura consigliata alle scuole elementari/medie, ma come da titolo: meglio tardi che mai!

Fin dalla prima pagina si ha la sensazione di star leggendo il diario di una nostra amica, un'amica dolce e sensibile che, nonostante le difficoltà, affronta con ottimismo e volontà d'animo la sua vita adolescenziale. Ma dietro ai soliti inghippi della giovane età come i litigi in famiglia e i primi batticuore si nasconde qualcosa di più profondo e tragico. Infatti la situazione storica per una ragazzina ebrea, come Anna, non è delle più rosee, come non lo è per le sue coetanee e la sua famiglia. Mentre la guerra la circonda costringendola a vivere nascosta, anche dentro di lei nascono dei conflitti. Un conflitto tra il desiderio di libertà e la paura di essere scoperta, il conflitto tra i suoi sogni e la vita di stenti, un conflitto continuo tra il suo ottimismo e il pessimismo intorno a lei.

L'ultima pagina di questo diario è così sorprendentemente ricca di speranza che l'ho rigirata dieci volte prima di poter credere veramente che fosse l'ultima, ma poi ho realizzato che si quelle sono state le ultime parole che hai potuto scrivere prima della tragica fine, ma sono state anche quelle che hanno fatto iniziare il tuo sogno e ora il tuo sogno è realtà.

Dolce Anna ti sei rinchiusa nelle pagine del tuo diario e grazie ad esso, ogni volta, rivivi insieme a noi che le leggiamo.

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Lety83joy Opinione inserita da Lety83joy    13 Gennaio, 2012
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la piccola Anna

è stato da me classificato come "uno dei miei preferiti".
l'ho letto circa 5 volte nell'arco degli anni.

sono affezionata ad Anna: la immagino ancora sempre seduta in quella minuscola soffitta, insieme ai suoi familiari e a Peter.

ho letto molti libri che riguardano la tematica dei campi di concentramento e sulla situazione degli ebrei, ma questo ce l'ho nel cuore e ci rimarrà per sempre.

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Nadiezda Opinione inserita da Nadiezda    30 Novembre, 2011
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La testimonianza di Anna

È uno dei primi libri che ho letto sul tema dei campi di concentramento e della deportazione ed è anche uno di quelli che mi è rimasto più impresso.

Viene narrata la storia di una ragazzina appena tredicenne che è costretta a “vivere” la sua vita in clandestinità con la famiglia ed altre persone.
Decide di scrivere un diario nel quale racconta le sue giornata ad un’amica immaginaria “Kitty”.
I giorni all’interno del rifugio passano tutti allo stesso modo: pelando patate, leggendo, recitando poesie, scrivendo ed anche temendo il peggio.
Molto spesso Anna, la protagonista, ha temuto il peggio ossia che il loro nascondiglio venisse sbaragliato da un momento all’altro.
Cosa che purtroppo accadrà.

La protagonista ed al tempo stesso l’autrice, fa trapelare dalle pagine del suo libro che è un anima buona e piena di ottimismo.
Anche se questo racconto viene spesso fatto leggere alle elementari ed alle medie io lo consiglio a tutti perché va ad arricchire la cultura di tutti.
Un’opera unica nel suo genere, la vera testimonianza di chi ha vissuto questo periodo intriso di orrore in prima persona e senza volerlo ha fatto arrivare fino ai nostri giorni la documentazione di questi fatti.

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chi ama i libri che raccontano di fatti storici, soprattutto nel periodo della deportazione degli ebrei
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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    07 Febbraio, 2011
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la mia amica Anne

Durante la quinta elementare,attraverso i libri di storia che narravano gli avvenimenti della seconda guerra mondiale,la mia giovane mente di bambina di 11 anni,venne a conoscienza di questa a dir poco ORRIBILE,DISUMANA INDESCRIVIBILE,gigantesca OMBRA che oscura l'animo umano,lo annienta se ci rendiamo pienamente conto di ciò che i nazisti sono stati in grado di compiere contro milioni di persone.

Non mi soffermo ad analizzare se erano più ebrei,più zingari,più omosesssuali,quello lo approfondii con l'avanzare degli anni nei documenti storici.
La parola "antisemitismo",il nome di Hitler,la libertà che tolse ad essi pian piano per poi arrivare a farli morire nei campi di concentramento,segnarono,sconvolsero la mia mente di bambina,torturandola con dei "GRANDI PERCHE'" ai quali non trovava una risposta RAGIONEVOLE, per di più UMANA,incontrando un volto dell'umanità distrutto,disintegrato...
Fu cosi che mia madre mi consegnò questo libro:Il diario di Anne Frank,le sue uniche parole furono semplicemente queste,lo ricordo come fosse ieri:"Questo è il diario che scrisse Anna,una bambina ebrea di 13 anni,costretta a nascondersi in un rifugio per sfuggire alla morte nei campi di concentramento.Leggilo."

Attravesro questo libro,con le pagine già ingiallite dal tempo e dalle varie frasi sottolineate in matita da mia madre e dalle mie zie,conobbi Anne Franke,attraverso l'immaginaria amica Kitty,il nome che questa candida,intelligente,brillante creatura diede al suo diario,il suo "specchio",leggere un diario significa conoscere a fondo una persona,dunque,la mia sensazione di bambina era la medesima che prova una giovane creatura di quell'età ascoltando i segreti e le confidenze di un'amica,senza alcuna riserva...
Per questo ne feci un tema per la scuola e lo intitolai:La mia amica Anna.

"Non ho affatto intenzione di far leggere ad altri questo quaderno rilegato in cartone"

Durante il periodo di questa lettura Anne divenne per me l'amica inseparabile,le descrizioni dei rapporti con i familiari e l'altra famiglia che insieme a loro si rifugia in un nascondiglio fatto di poche stanze,senza mai poter uscire,stando attenti a non far rumore,ascoltando a basso volume i bollettini radio con l'orecchio sempre teso ad ogni rumore esterno.
Insieme a tutto questo orrore vediamo il volto di un'anima buona,piena di speranza, d'amore,di voglia di conoscere il mondo,la storia,la scienza,un cuore generoso e pieno di ottimismo verso il prossimo.
Attraverso quella strette mura cresceranno i suoi pensieri,le sue domande, i suoi perchè...,i primi sentimenti "d'amore" verso l'altro sesso,tutto nel buio di un luogo nascosto dal resto del mondo,...ma nell'anima della mia Amica Anna si trova tanta luce a tanta saggezza,resa ancor più umana dalle comuni considerazioni della sua giovanissima età,ed è proprio questo che profondamente ci colpisce:il coraggio di volgere lo sguardo al futuro in modo speranzoso,innocente.
La luce della bontà,del candore,la rappresentazione ASSOLUTA del bene contro il male,di un'intelligenza profonda che trova rifugio in un'incrollabile fede,mai CIECA,sempre alla ricerca di risposte,ma comunque tenace,pura,commovente...
Ed ora, a 36 anni compiuti,rimango semplicente senza parole quando medito sul diario della Mia Amica Anne,e mi sento "piccola"...

MI unisco umilmente a Jan,sono indegna e cara Anne,hai vinto tu.

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Jan Opinione inserita da Jan    30 Gennaio, 2011
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La parola amore.

Devo ammettere che, per formazione o per vocazione, provo un certo senso di soggezione a scrivere una recensione sul Diario di Anne Frank.
Un tale dantescamente famoso ebbe a dire:"Non sum dignus".
Be',per me è proprio così; ma da dove la piccola Anne (nel nostro universo immaginario è sempre una bimba) mi potrà guardare dal fondo dei suoi grandi occhi intelligenti...confido avrà un po' di indulgenza per questo povero sciocco.
Anne scriveva molto bene per la sua età, e non credo avrebbe fatto la scrittrice. Penso invece avrebbe preso la sua brava laurea in Medicina e avrebbe messo a disposizione del prossimo la grande sensibilità di cui tutto il suo Diario è pervaso.
Qualcuno dei più importanti linguisti nederlandesi ha fatto il calcolo: nel testo la parola più ricorrente è amore...ben 176 volte.
Ed in tutto questo, capite, io ci vedo qualcosa di non casuale.
La descrizione della grande Pena che sta ingigantendosi non sfiora minimamente la purezza dello stile.
In altri diari la forza della realtà arriva a contaminare la serenità dello scritto.
Qui no.
Si è fatto un gran parlare negli anni passati circa l'alloggio segreto.
Io stesso l'ho visto,sempre che sia quello...
Si è anche cercato di ritrovare il maiale nazista che prese materialmente Anne e la portò fisicamente fuori, verso la morte.
Ma tutto è denso di grande confusione.
Ciò che resta è amore.
Quello è certo.
176 volte.
Piccola Anne, hai vinto tu.
Mi viene in mente un verso di Lorca che dall'alto dei cieli tu capirai.
"Noi siamo altra gente".

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Ginseng666 Opinione inserita da Ginseng666    26 Settembre, 2010
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Una voce di speranza nel buio dell'Olocausto...

"Sono felice di natura, mi piace la gente, non sono sospettosa e voglio vedere tutti felici e insieme". Queste parole così cariche di ottimismo sono di Anne Frank, la ragazzina che ha stilato lo stupefacente diario e ha reso la sua testimonianza unica e irripetibile...E' inconsueto sentire simili espressioni sulla bocca di una bambina ebrea in un'epoca in cui la persecuzione razziale nazista ha privato il popolo ebreo dei suoi sacrosanti diritti, in cui vi era la deportazione, la morte nei campi di concentramento...
Un'epoca in cui essere sospettosi e guardinghi era doveroso..Ho letto diverse volte questo diario rimanendone ogni volta stupita, commossa e attingendo sempre una nuova carica da questo ottimismo, da questa voce piena di speranza in un tempo terribile e pieno di odio..
Noi leggiamo questo romanzo, la cronaca dell'alloggio segreto senza poter ignorare la tragica fine...e sperando poi in modo irrazionale che questa fine muti...che vi sia la salvezza per Anne e per la sua famiglia...
Consiglio questa lettura sopratutto ai giovani per trasmettere e promuovere una cultura di pace in cui regni il rispetto per ogni etnia, in modo che il sacrificio di Anne non sia stato vano..
Saluti.
Ginseng666

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