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Ida e Albino
«[…] Sauer aprì gli occhi nella stanza e per un lungo istante non seppe chi era, dove era, quando era. La consolazione di non ricordare. La pace di esistere soltanto.»
Corre l’anno 1934, siamo a Venezia. La Storia sta facendo il suo seguito, Hitler e Mussolini si incontrano per la prima volta in Piazza San Marco. Il luogo è presidiato da camicie nere e tra questi sono presenti anche l’ex commissario Siegfried Sauer e il compare Mutti. Hanno organizzato un piano ben preciso, sperano di poter cambiare il corso di quel che poi sappiamo essere stato il divenire. Tuttavia, come spesso accade, i progetti non vanno sempre come vorremmo e spesso ci troviamo invischiati in qualcosa di ben più grande di noi, un mistero inaspettato quanto indecifrabile.
«[…] Il loro piano perfetto aveva contemplato ogni evenienza, sì ma il mondo a volte procede per imperfezioni.»
Ed è proprio questo ciò che accade. Mutti e Sauer si ritrovano a dover risolvere un doppio mistero che ruota attorno a due persone, una donna e suo figlio. Un uomo e una donna che sono realmente esistiti ma che al tempo rappresentavano due figure estremamente scomode perché legate a Mussolini e per questo dovevano in qualche modo essere eliminate, placate, fermate. A qualunque costo e sì, con qualunque mezzo. I loro nomi sono Ida Dalser e Benitino Albino Dalser Mussolini e per una serie di ragioni sono legati al Duce. Lei sostiene di essere la prima e unica legittima moglie di Benito Mussolini e lui, Albino, il figlio non riconosciuto. Due folli, due matti, due visionari da rinchiudere per i loro deliri e i loro eccessi. Lei a San Clemente, un manicomio femminile, lui prima destinato ai parenti, poi in collegio, in marina e infine a poco più di vent’anni in altra struttura per i diversi, i matti. Ma cosa è vero e cosa è falso? Chi è davvero Ida Dalser? Chi è Benitino Albino? È davvero una folle o al contrario è una ennesima vittima in possesso di informazioni che metterebbero in discussione il Regime? O ancora è una bugiarda? O ancora è una personalità scomoda per il solo fatto di essere ella stessa una delle prime donne legate a Mussolini?
«[…] Magari la malinconia avesse un solo volto. A lui, negli ultimi anni, ne aveva mostrati diversi.»
Ed è da queste brevi premesse che ha avvio l’ultima fatica di Fabiano Massimi intitolata “Le furie di Venezia”. Sin dal principio il lettore comprende di trovarsi davanti a un romanzo storico con una impostazione molto diversa rispetto ai precedenti titoli. Non si tratta solo di un thriller storico ma anche di un testo che ricompone le sorti di due volti spesso dimenticati dalla Storia. E vi riesce riuscendo ad alternare bene la componente del mistero con quella adrenalinica propria del thriller.
L’impostazione cartesiana rende “Le furie di Venezia” un romanzo unico, diverso dai precedenti ma con loro in linea. La lettura è piacevole, lo stile è tipicamente quello di Massimi, pungente quando necessario, una carezza nel suo naturale scorrere. Consigliato a chi ha amato la serie de “L’angelo di Monaco” ma anche a chi ha desiderio di conoscere uno spaccato di Storia non così noto.
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Non ho mai letto l'autore ma mi interessa, anche per altri suoi libri. Qui c'è Venezia, che ha pur sempre il suo fascino.