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Ago e filo
Ago e filo per cucire la vita, per salvarsi, per emanciparsi.
A cucire sono mani femminili, le mani delle prime donne chirurgo nell’Inghilterra di inizio Novecento. Guardate con diffidenza, se non ostilità, esercitano fuori dagli ospedali tradizionali, operando solo povera gente che non può permettersi i “dottori veri”. Ma al fronte anche quelle mani di serie B potrebbero servire. La Grande Guerra rappresenta allora per loro l’occasione di dare vita a un primo ospedale militare tutto femminile, di dimostrare il proprio valore, di fare qualcosa per cambiare la società.
A cucire sono anche mani maschili, le mani dei soldati tornati invalidi dal fronte. Sono uomini smarriti, incapaci di immaginare il proprio futuro, di riconoscersi in quei corpi, straziati e mutilati, che non possono più tornare al fronte a combattere. È in questo contesto di dolore e disillusione che qualche volontario ha l’idea di proporre tra le corsie d’ospedale l’arte del ricamo, per provare a ricucire anime ferite.
“Non c'era poi molta differenza tra cucire un corpo e ricamare per salvare ciò che di umano era sopravvissuto dentro.”
Ago e filo, per Ilaria Tuti, diventano fantasia e parole. Con questi strumenti di ricamo, l’autrice friulana va a confezionare una bellissima storia in cui si intessono in un unico ordito due filoni narrativi, entrambi ispirati a fatti realmente accaduti. Non si tratta però di un romanzo storico, le lotte per l’emancipazione femminile e la Prima Guerra Mondiale vengono ben raccontate ma sono solo lo sfondo alla vita, alle scelte e ai sentimenti dei personaggi. Fluida, coinvolgente ed espressiva, la scrittura arricchisce le pagine di emozioni. Il coraggio di donne spaventate ma risolute che hanno deciso di rischiare tutto per inseguire un sogno. La forza e il dolore di uomini a pezzi, convinti di non avere più nulla e che invece in quello strano mondo femminile riescono a ritrovare una speranza. Ci si accorge allora che, al di là dell’ambientazione storica, il romanzo parla della difficoltà, universale e attualissima, di affrancarsi da pregiudizi e catene sociali, di accettare la diversità e i cambiamenti che il destino ci mette di fronte, di trovare il proprio posto nel mondo. Vivere è cucire.
“Anche la sutura, come il ricamo, è un atto d’amore. È come l’amore, no? Unisce e risana”.