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Una questione privata
 
Una questione privata 2023-08-17 15:44:50 siti
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siti Opinione inserita da siti    17 Agosto, 2023
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Un eroe del nostro tempo

Una questione privata”, uscito nel 1963, poco dopo la morte prematura dell’autore, a detta di Calvino (cfr. prefazione a “Il sentiero dei nidi di ragno”, riedito nel 1964) è il libro che meglio rappresenta il senso della stagione politica e letteraria che si è soliti chiamare Resistenza e Neorealismo:

“Una questione privata … è costruito con la geometrica tensione d’un romanzo di follia amorosa e cavallereschi inseguimenti come l’Orlando furioso, e nello stesso tempo c'è la Resistenza proprio com’era, di dentro e di fuori, vera come mai era stata scritta, serbata per tanti anni limpidamente dalla memoria fedele, e con tutti i valori morali, tanto più forti quanto più impliciti, e la commozione, e la furia. Ed è un libro di paesaggi, ed è un libro di figure rapide e tutte vive, ed è un libro di parole precise e vere. Ed è un libro assurdo, misterioso, in cui ciò che si insegue, si insegue per inseguire altro, e quest'altro per inseguire altro ancora e non si arriva al vero perché. È al libro di Fenoglio che volevo fare la prefazione: non al mio”.
Beppe Fenoglio aveva scritto” il romanzo che tutti avevamo sognato..[...], il libro che la nostra generazione voleva fare”.

“Una questione privata” è la vicenda tutta intima di Milton, giovane partigiano, studente universitario, impegnato nella guerra partigiana ma sviato da essa da un ricordo, due anni prima aveva conosciuto Fulvia, una ragazza ricca, torinese, sfollata nelle Langhe, se ne era invaghito, e ora vorrebbe sapere, vedendo la villa abbandonata che la ospitava, che fine ha fatto. Riesce a parlare con la custode dell’abitazione che gli rivela, ripercorrendo i tempi trascorsi, che Fulvia avrebbe frequentato assiduamente e furtivamente, la notte, Giorgio Clerici, un loro comune amico. Milton da quel momento è preso dall’ossessione di rintracciare Giorgio, anche lui partigiano, per capire se Fulvia, che non gli ha promesso mai nulla, lo abbia davvero frequentato in quei termini. Giorgio è però fatto prigioniero e Milton si prodiga per liberarlo attraverso uno scambio di prigionieri, gli serve però un repubblicano. Il suo piano di azione lo porta a chiedere un permesso, a distaccarsi dalla guerra collettiva e ad agire per una pura questione privata. Non riuscirà nel suo intento e la dimensione privata si ricongiungerà mestamente nella guerra collettiva quando dovrà scappare da un distaccamento repubblicano e tentare con una lunga fuga di salvarsi…”Sono solo, Fulvia…a momenti mi ammazzi”... accantonando dunque il delirio personale.

Milton è descritto nell’incipit come brutto, scarno, ventiduenne, sempre aggrottato, con occhi tristi e ironici, stupendi dice la stessa Fulvia che lo reputa brutto ma non così brutto, lei gli chiede, alla loro prima conoscenza, la scrittura di lettere; lui scrive benissimo e ha, come si scopre progressivamente, molti tratti in comune col suo autore tanto da diventarne un alter ego, insieme a Johnny. Sicuramente è un antieroe, solitario, ha il nome di battaglia del poeta inglese, John Milton, autore del “Paradise Lost”, lui stesso traduce, è soprattutto un giovane ossessionato dalla gelosia, ma capace di una lettura del fatto storico secondo un’etica umana, ha una sua personale dimensione umana che travalica le convenienze e i codici, cerca una verità e sfuma misteriosamente in una fuga che non si risolve in una morte rappresentata. Rimane vivo nel ricordo intrecciando, l’autore, sapientemente la dimensione privata con la stagione dell’impegno civile.

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"I ventitré giorni della città di Alba"
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