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una donna complessa
Daniele La Corte torna sulla scena letteraria con un nuovo romanzo storico, intitolato Il boia e la contessa, pubblicato da Fusta edizioni. Un romanzo che colpisce e intrattiene piacevolmente il pubblico tramite una scrittura fluida e perspicace, e una ricerca storica di sottofondo, particolarmente precisa ed attenta.
La storia narrata è di grande malia, e si svolge in un periodo assai tragico per la storia della nostra nazione, ovvero tra l’8 settembre 1944 e il 25 aprile 1945. Al centro del narrato una figura di donna d’eccezione, tale Silvia Ceirano, figlia di un imprenditore cuneese che ha dato origine all’avventura automobilistica in Italia, poi entrata a far parte del gruppo FIAT. Una donna complessa, che si sposa a diciotto anni con Eugenio di Carignano, senza amarlo, solo per ottenere il titolo nobiliare e diventare contessa. Vive in un mondo dorato, fatto di apparenza, di feste e di bei abiti:
“nonostante le proporzioni della tragedia, Silvia Ceirano, contessa di Villafranca-Soissons, continuò a vivere con spavalderia che la caratterizzava da sempre. Del resto, fin da ragazza aveva sempre mostrato doti non comuni di astuzia comportamentale, mescolando con sapiente regia azioni volitive e perentorie con sapienti funambolismi dialettici, pur di ottenere ciò che voleva.”
Fino a quando i nazisti cercano di requisire la sua villa per farne una sede tutta loro. Al suo cospetto si presenta il capitano Gerhard Dosse:
“Era alto, biondo e aveva gli occhi azzurri. Era un tedesco perfetto, era un nazista perfetto. E a lui fu affidato il potere assoluto.”
Ma lei, la contessa, gli tiene testa, e i due ben presto diventano amanti. Così lei continua a vivere la sua normale vita, pur:
“Nella certezza della brutalità del suo ex amante o quasi, e lui non faceva più nulla per nascondersi dietro una facciata di rispettabilità militare. Il mostro che aveva dentro era libero e comandava.”
Fino a che tutto crolla miseramente e anche lei dovrà fare i conti con la realtà. Che accadrà? Che ne sarà della bella e spregiudicata, quanto per certi versi, ingenua Silvia?
Un romanzo storico dal netto taglio giornalistico. Frutto di perigliose ricerche, che si stagliano nettamente nella narrazione, scritto con una prosa fluida ed accattivante, il romanzo ha al suo centro la figura di una donna complessa:
“Dalle connotazioni variegate, multiformi, che va dunque esaminato con estrema attenzione, e nei cui confronti , giustamente, l’Autore si astiene da ogni “condanna” definitiva.”
Silvia si macchia di colpe, indubbiamente gravi, quanto ingenue:
“L’unica colpa , seppur grave, della contessa, era stata la sua leggerezza, il prendere la vita all’insegna della spensieratezza, e di innamorarsi dell’uomo sbagliato. Ma conosceva anche i sentimenti profondi, quelli che erano emersi quando era stato necessario scegliere fra i nazisti e i partigiani.”
Una lettura che colpisce ed affascina, sia per i personaggi abilmente descritti, sia per il periodo di ambientazione descritto, così lontano, eppure così presente, della storia nazionale del nostro Bel Paese.