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Un bellissimo esordio
Un bell’esordio questo di Beatrice Salvioni con il romanzo di formazione “La malnata”. La storia si svolge a Monza nel periodo del fascismo, la guerra di Abissinia ormai alle porte. Protagonista è la voce narrante, Francesca, adolescente di buona famiglia, che appoggia il regime, va a Messa la domenica e partecipa alle adunate del popolo in divisa. Viene educata in un mondo di regole, deve stare lontana da compagnie considerate cattive e diseducative e soprattutto dai maschi. E non deve dimenticare di essere una femmina e seguire i clichè che la famiglia e i tempi impongono alle donne.
E poi c’è Maddalena, detta la “Malnata” perché di lei si dice che porti sfortuna. Ruvida, forte e fragile al tempo stesso, Maddalena è di famiglia modesta ma viva di quella che a Francesca appare finalmente vita vera. Vive in una zona popolare della città e le è morto tragicamente un fratellino da piccolo.
Francesca è attratta dalla Malnata e dai suoi amici in modo incontenibile: li vede andare a passare il tempo a piedi nudi sulle rive del Lambro rincorrendo gatti e lucertole, giocare a suonare i campanelli e scappare e, se capita, rubacchiare ciò che non possono comprarsi. Ed è proprio da un cestino di ciliegie che a Francesca non viene comprato e che Maddalena e i suoi amici rubano che nasce l’amicizia tra le due. “Io non ho paura di niente”, il motto della Malnata spesso ripetuto che continua a risuonare dentro Francesca che a poco a poco si distacca dal suo essere perfetta secondo le convenzioni e inizia a spendere bugie con la madre pur di trascorrere un po’ di tempo con Maddalena e i suoi amici, per andare anche lei sul Lambro e avere alla fine le ginocchia sbucciate e graffi qua e là che per lei sono segni dell’essere vivi. L’estate più bella che Francesca abbia mai vissuto, un’estate nella quale finalmente Francesca sente il profumo della libertà, di ciò che a lei è sempre stato proibito perché male per scoprire che male non è. E Francesca sente in modo evidente, pur senza ragionarci, che in quella libertà non risiede ciò che va rifuggito che va invece cercato altrove, forse nelle privazioni che le sono state imposte da convenzioni e nell’asservimento a un codice morale sbagliato e accettato supinamente.
E alla fine Francesca troverà la forza della ribellione alle ingiustizie in un bel finale in crescendo.
Non è il capolavoro della vita questo di Beatrice Salvioni, ma è sicuramente un romanzo ben congegnato, ben scritto e molto godibile.
Lo stile è piano e facilmente leggibile, i personaggi che ruotano intorno alle due protagoniste sono ben disegnati e funzionali al racconto. Bella a mio parere la figura del padre, il cui dissenso dalle convenzioni è molto tiepido ma sicuramente in linea con il racconto. O forse, più che di dissenso, il padre di Francesca è solo un uomo disilluso per aver capito ciò che è chiaro a molti ma che gli è necessario per mandare avanti l’azienda. Chissà. Contrariamente alla madre, che fin nel profondo soggiace a convenzioni e pregiudizi.
Belle le figure dei familiari di Maddalena e l’atmosfera semplice, accogliente e piena di sentimenti che sanno creare nella loro modesta casa soprattutto se confrontata con quella di Francesca.
E non tralascerei neanche Noè, il figlio del fruttivendolo, dalla parte di Francesca e della protagonista. Un ragazzo semplice e buono che vive le ingiustizie come sue ed è disposto a rimetterci in prima persona. Forse perché quel padre così burbero che ha alla fine si rivela più comprensivo di quel che si penserebbe.
E naturalmente i Colombo, l’altra metà, quella “cattiva”, perfetta rappresentazione di un mondo nel quale conta solo la classe sociale e l’appartenenza al fascio.
“La malnata” vale la pena di essere letto e rimane uno splendido inizio di un’autrice che ci auguriamo ci dia nuove soddisfazioni.