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“Gli spettri, talvolta, siamo noi”
Marzo 1864. È una fredda e piovosa giornata quando Vittorio Fubini prende servizio come maggiordomo a Villa Flores, un’antica magione della campagna piemontese in cui polvere e trascuratezza raccontano una storia di declino e decadenza. Efficiente, serio, rigoroso, Vittorio è un uomo tutto d’un pezzo, che da sempre si è affidato alle regole della propria professione e alla perfezione dei propri gesti come unica via di realizzazione; perché essere maggiordomo non è solo un lavoro, è l’adesione a un ruolo da cui non ci si può mai sgravare. Eppure queste certezze sono destinate a sgretolarsi di fronte alle ambiguità e ai segreti celati nel silenzio e nel buio della tenuta. Vittorio osserva e si interroga, lasciandosi turbare e suggestionare dalle tende che ondeggiano come spettri, dai rumori sinistri che riecheggiano nella notte, dai non detti e dalle tensioni che vibrano tra gli abitanti della casa, nemici o prigionieri delle loro proprietà e delle loro vesti. Le domande apriranno la strada alle emozioni e ai sentimenti, conducendolo lungo un percorso di verità e profondo cambiamento.
“Le stanze buie” è un romanzo di stampo classico, nelle cui pagine risuona l’eco di altre letture e altri tempi, rielaborati però con il sentire e la modernità di una giovane penna. Fin dalle prime righe il lettore è catapultato in un clima di inquietudine, con presenze oscure e vicende inspiegabili, che attingono fortemente all’immaginario gotico e romantico e affiancano la dimensione storica dell’ambientazione e il mistero che fa da filo conduttore allo sviluppo della trama. Villa Flores ricorda sicuramente altre magioni, altri paesaggi innevati, altre tensioni familiari, ma a rendere particolarmente interessante questa storia è la voce narrante di un Vittorio ormai anziano, che regala alle pagine lo struggimento della memoria e la forza della comprensione. Con una scrittura raffinata e fortemente evocativa, Francesca Diotallevi ci narra una vicenda in chiaroscuro, di luci e spettri, che si rivela essere un viaggio nelle stanze buie della nostra esistenza, popolate dai nostri stessi fantasmi.
“Gli spettri, compresi in quel momento, non esisterebbero se non fossimo noi, con i nostri desideri, col nostro amore, col nostro dolore, a trattenerli qua. Gli spettri vivono dentro di noi. Gli spettri, talvolta, siamo noi.”
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