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Un libro inutile?
Ho acquistato "La malinconia dei Crusich" all'usato almeno tre anni fa, tutta felice per l'affare fatto, per poi dimenticarlo in libreria fino a quando la Random TBR non mi ha costretta a recuperare questo titolo. Ammetto di essermene interessata soprattutto perché in generale apprezzo i romanzi familiari e volevo scoprire cosa avessero fatto di straordinario i Crusich, dal momento che si tratta di una biografia romanzata. A lettura ultimata, mi risulta veramente difficile capire dove risieda questo merito, ed ho in realtà il sospetto che questo libro sia stato pubblicato unicamente per permettere all'autore di far sfoggio del suo peculiare stile.
La narrazione si sviluppa nel corso dell'intero Novecento e segue vari membri della famiglia Crusich che, partendo da Trieste, arriveranno ad abitare in diversi Paesi, dalla Grecia alla Colombia; fortunatamente per loro, il romanzo non si conclude con l'estinzione della famiglia, a differenza di quanto lascia credere la sinossi. Altro aspetto leggermente fuorviante nell'edizione è l'accenno a delle persone realmente esistite come protagonisti, mentre risulta ben presto chiaro come questa famiglia sia quella dello stesso autore, con dei nomi diversi.
Anche fosse, direte voi, si tratta sempre di persone vere. E proprio questo rendere ancor più gravi alcuni aspetti del libro, come le storie d'amore basate unicamente su degli instalove, espediente davvero inverosimile al di fuori del mondo delle commedie romantiche. Tra l'altro di questa famiglia vengono posti in luce quasi esclusivamente gli uomini: pur di non concedere spazio ai personaggi femminili, Calligarich dedica pagine e pagine al figlio fascista del capostipite Luigi Crusich, cercando inutilmente di renderlo simpatetico al lettore.
Vista l'ambientazione, il volume parla infatti dell'Italia fascista e colonialista; senza però affrontare l'argomento in un'ottica critica! il fallito impero italiano viene anzi descritto in chiave nostalgica, come se i fascisti (tra l'altro, mai chiamati in questo modo) avessero portato la civiltà in Eritrea e ne fossero poi stati ingiustamente scacciati. Un altro elemento storico molto fastidioso è il descrivere la liberazione della penisola come una "guerra civile" in cui i fascisti sono semplicemente la parte perdente, e spesso devono essere difesi dalle prepotenze dei partigiani.
La seconda tematica che il libro cerca maldestramente di trattare è quella della malinconia del titolo; l'autore vorrebbe ammiccare alla Sehnsucht tedesca ma senza che ci siano le basi per farlo, perché i Crusich si trovano a viaggiare unicamente per ragioni economiche, non di malessere o nostalgia.
E arriviamo allo stile, sicuramente il primo aspetto a colpire il lettore; questo perché Calligarich scrive in modo talmente particolare da rendere difficile interpretare le singole frasi, in cui spesso vengono omessi verbi e virgole, viene invertito l'ordine degli elementi della frase, oppure utilizzati periodi lunghissimi e privi delle pause necessarie a permettere al lettore di prendere fiato durante la lettura. Inoltre sono quasi completamente assenti i dialoghi (ho contato in media una linea di dialogo ogni dieci pagine di testo) perché tutto viene narrato anziché mostrato direttamente, mentre le ripetizioni abbondano, così come gli elementi di foreshadowing che rendono ancora meno emozionante la lettura.
Mi rendo conto che lo stile di Calligarich potrebbe risultare quasi poetico, se si leggono solo dei brevi estratti, peccato che questa prosa sia decisamente indigesta in un romanzo di oltre 400 pagine!
In definitiva, non riesco a spiegarmi l’utilità di questo libro, a parte permettere all’autore di far mostra del suo stile artificioso. La storia dei Crusich non è diversa da quella di milioni di altre famiglie nell’Europa novecentesca, nessuno dei personaggi è particolarmente incisivo e i temi scelti sono mal trattati. Però è un titolo che sicuramente mi rimarrà impresso, se non altro per il tedio provato nel dover rileggere in continuazione le frasi scritte al contrario.