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« [...] solo se io ho la tua anima».
Durante un'azione il giovane partigiano Milton si ritrova a passare per caso nei pressi della villa dove viveva la ragazza di cui è innamorato, Fulvia. Entrato per rivivere i ricordi all'ombra dei ciliegi, incontra la custode della villa e i due iniziano a parlare di Fulvia. Milton scopre così che la ragazza aveva probabilmente una relazione con Giorgio, migliore amico di Milton e come lui partigiano, in una brigata diversa dalla sua. Tormentato dal bisogno di conoscere la verità, Milton tenta di rintracciare Giorgio, ma una nuova, terribile scoperta lo attende: Giorgio è stato catturato dai fascisti e, se non è già stato fucilato, è possibile che lo sarà a breve. L'unica speranza di riaverlo, e insieme a lui trovare la verità, è scambiarlo con un prigioniero. Milton inizia così un viaggio disperato nelle Langhe, diventate teatro di una guerra tanto più atroce perché condotta tra compatrioti, tra fughe e imboscate, sotto la pioggia, al freddo, nel fango, un unico, martellante interrogativo nella mente: «debbo sapere, solo se io ho la tua anima».
Scrive Italo Calvino in un saggio del 1949 che, nonostante la vasta produzione memorialistica e romanzesca sull'argomento, ancora non esiste in Italia un'opera che possa dire di rappresentare davvero la Resistenza. Quindici anni dopo, nella prefazione al suo romanzo "Il sentiero dei nidi di ragno", afferma che finalmente il vuoto è stato colmato e l'opera in grado di rappresentare quella parte così cruciale della storia italiana del Novecento adesso esiste: è "Una questione privata", pubblicato postumo nel 1963. La cosa singolare è che nel romanzo di Fenoglio, in realtà, la Resistenza resta sullo sfondo. Non ci sono grandi operazioni di guerra, ma è rappresentata soprattutto la difficile quotidianità dei partigiani, con la sua miseria e i suoi orrori, senza la minima traccia di retorica o esaltazione, ma attraverso una prosa pulita ed essenziale: le scarpinate nelle peggiori condizioni atmosferiche, il bussare ai casolari per chiedere un pezzo di pane, le scomode sistemazioni per la notte, gli appostamenti infruttuosi, la morte che accompagna ogni passo e alita di continuo sul collo, il fango e il sangue che ricoprono i vestiti laceri, il bisogno disperato di fumarsi una sigaretta per riuscire ad andare avanti, e intanto un pensiero fisso nella mente: quando finirà?
Il cuore del romanzo non sono i terribili eventi storici del momento, ma il dramma personale di Milton, che arriva quasi a coincidere e diventare un tutt'uno con la sua missione, fino a prendere il sopravvento sulla lotta al nazifascismo: trovare Giorgio e con lui la verità è come ritrovare Fulvia e trovare lei e vincere la guerra sono la stessa cosa. Nulla è più importante dell'amore per lei, neppure prendere la vita di un fascista. «Hieme et aestate, prope et procul, usque dum vivam et ultra»: «d’inverno e d’estate, da vicino e da lontano, finché vivrò ed oltre».
D'altronde Fenoglio ha ormai deciso di prendere le distanze dalla memorialistica sulla Resistenza, dai numerosissimi racconti pubblicati all'indomani della fine della guerra che narrano esperienze personali all'interno delle quali questi racconti restano intrappolati, come in un recinto, incapaci di andare oltre e di esprimere qualcosa di più. Di questa vasta produzione restano ancora le tracce nel "Partigiano Johnny", un'opera nella quale, ammette lo stesso autore, il centro, il punto focale della narrazione è il personaggio. Non c'è un nucleo tematico forte intorno al quale organizzare gli eventi, ma è Johnny in quanto loro protagonista a unificarli. "Il partigiano Johnny" è un'opera "poco romanzesca" e risulta più simile a un resoconto di esperienze personali, a una raccolta di fatti anche molto diversi tra loro, accomunati soltanto dalla figura intorno alla quale si verificano.
"Una questione privata", invece, ambisce allo status di romanzo, sebbene questo non significhi che si tratti di un'opera necessariamente superiore, ma solo impostata in modo diverso. Non un romanzo sulla Resistenza, ma un romanzo nel quale la Resistenza rimanga sullo sfondo. Eppure la "questione privata" che costituisce tutta la sostanza del racconto è in realtà emblema proprio della guerra civile, quasi un caso di "mise en abyme", una storia nella Storia che ne racchiude e ne condensa i temi e il significato. Giorgio e Milton, infatti, non sono soltanto migliori amici. Sono quasi fratelli. «Siamo nati insieme», risponde Milton a un partigiano che gli domanda che tipo di rapporto ci sia tra lui e Giorgio per spingerlo ad affrontare una missione così assurda pur di salvarlo. La ragione che spinge Milton è l'amore per Fulvia, è vero, ma questa scelta di parole senz'altro non è casuale. La guerra civile è una guerra tra fratelli, così come la rivalità tra Giorgio e Milton per Fulvia è uno scontro tra fratelli, sebbene tanto Giorgio quanto Fulvia siano figure evanescenti, poco definite, inafferrabili, più simili a ombre. Inseguire queste ombre Milton corre per le Langhe in un'atmosfera allucinata, fatta di nebbia, sangue, fango e pioggia, impegnato in una ricerca che sembra assurda, impossibile, il cui senso ultimo sfugge perché entrambi gli obiettivi restano eternamente irraggiungibili, e in fondo tutte le risposte sembrano già date in partenza. E dunque cosa sta cercando Milton? Qual è il senso della sua corsa disperata nella nebbia, della guerra che insanguina la terra e frantuma l'unità di un intero popolo? Un interrogativo destinato, nel finale in sospeso del romanzo, a restare senza risposta. E forse proprio in questo sta la sua angosciante modernità.
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Considerato il tuo gradimento, voglio segnalarti la bella biografia su Fenoglio : "Questioni private ... " , scritta da Negri Scaglione, un albese come lo stesso Fenoglio ; un libro documentatissimo, assai interessante.