Dettagli Recensione
Fedor e Paolo
Sanguina ancora quella ferita creatasi dopo la prima illuminante lettura di una brossura sdrucita di
Delitto e Castigo, una profonda ferita da cui è sgorgata una passione intramontabile per la letteratura russa di cui Paolo Nori non solo ne ha resa la sua professione ma di cui si nutre come linfa vitale.
Nasce come atto dovuto di amore non solo verso Dostoevskij ma verso tutto il filone letterario russo, il saggio di Nori, anche se fin dalle prime pagine assume una forma ibrida, allontanandosi dal rigore previsto dal genere in questione e tingendosi di aspetti intimi e personali.
L'autore intraprende un percorso narrativo che prevede una disamina della produzione del russo, unendola sempre con dettagli e riferimenti biografici per far cogliere anche al lettore più digiuno, il riflesso dell'uomo e delle sue esperienze di vita negli scritti e nei romanzi prodotti.
Un'analisi a tratti impegnativa dove entra in gioco la penna competente e asciutta del docente universitario ma senza che lo scritto assuma la forma troppo pomposa tipica della critica letteraria; la mano di Nori si ferma a paragrafi brevi e di facile digestione per qualsiasi tipologia di lettore, concedendo ampi spazi a riflessioni e racconti a cuore aperto che toccano la propria sfera privata e autobiografica, dalla giovinezza agli studi, dalla famiglia agli amici, in una ballata di tanti ricordi felici e amari insieme.
Una lettura di approfondimento per chi avesse già letto i romanzi cardine della letteratura russa, un'occasione per potercisi avvicinare per coloro che ancora conoscessero poco o nulla di tale produzione, facendosi ispirare dalla competenza e dalla passione dell'autore emiliano.
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