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Una ragazza normale. Una ragazza fascista
Leggere la storia dalla prospettiva di oggi, avendo in mano le carte già scritte del futuro, facilita l’analisi e il giudizio, ma viverla in prima persona, la storia, è tutta un’altra faccenda. Se fossimo nati un secolo prima saremmo stati in grado di comprendere con chiarezza ciò che stava accadendo intorno a noi? Ritanna Armeni ci chiede proprio questo, di osservare il regime a partire dal 1933 non con gli occhi del XXI secolo, ma indossando i panni di una tredicenne romana di allora, cresciuta in una famiglia per bene, una ragazza normale. Una ragazza fascista.
“Il Duce ha dimostrato ancora una volta di meritare la nostra fiducia e il nostro amore. Sì proprio l'amore. Non si può non avere trasporto e un sentimento intenso di devozione per chi ci protegge, ci guida e ha così a cuore il nostro benessere e la nostra felicità.”
Mara si affida con entusiasmo a Mussolini, corre ad acclamarlo sotto il balcone di Piazza Venezia, si fa portavoce delle sue idee non perché comprenda la scacchiera del potere, ma con l’ingenua speranza che il regime possa garantire a tutti sicurezza, protezione e nuove opportunità. Non riesce a vedere le storture che si nascondono dietro la propaganda e la retorica pubblica e, paradossalmente, crede che proprio il regime possa darle libertà. In fondo, per la prima volta, le ragazze partecipano al sabato fascista, escono di casa da sole per gareggiare in calzoncini e lo stato le considera, sebbene vincolate al ruolo di mogli e madri. Saranno la guerra, le privazioni, le paure a insinuare i primi dubbi e a incrinare via via le convinzioni e le illusioni di Mara, conducendola lungo un percorso di maturazione interiore e politica che la porterà verso la democrazia.
Il grande pregio di questo romanzo è proprio di abbandonare i luoghi comuni e i pregiudizi, proponendo un punto di osservazione non convenzionale sulla storia e, in particolare, su una generazione intera di donne italiane. Mara è una giovane e convinta fascista, eppure non sogna maternità e famiglia, ma vorrebbe studiare all’Università, diventare indipendente, scrivere romanzi. Fantastica sulle vittorie olimpiche di Ondina Valla e prende come modello la colta zia Luisa, senza rinunciare a interrogarsi, a comprendere, a impegnarsi per le cose importanti. La sua, come quella di tante altre, è una sorta di resistenza silenziosa e inconsapevole agli stereotipi e agli imperativi del regime, che ha gettato un primo germe di libertà.
“Anche nei primi anni del fascismo c'è, quindi, chi rivendica l'autonomia femminile. Donne che vogliono partecipare alla vita pubblica e politica e non si vogliono limitare alla beneficenza e all'assistenza.”
Per comprendere meglio la voce di Mara, la scrittrice fa sentire chiara la propria voce, inframezzando la narrazione con molti inserti di storia, di curiosità e di costume che permettono di contestualizzare gli eventi e approfondire il filone tematico legato alla figura femminile del Novecento fascista. Stilisticamente il lavoro è di qualità, vi si trova armonia e omogeneità tra una narrazione in prima persona di grande forza empatica e un controcanto che ci offre interessanti spunti di riflessione.
“Sbaglia, non vede lucidamente quel che accade. Eppure penso che abbia fatto bene a seguire il suo sogno. È possibile che chi sbaglia abbia anche ragione?”
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Commenti
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Grazie per l'attenzione, come sempre.
Manuela
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L'autrice non è propriamente una scrittrice di letteratura, per cui la contaminazione menzionata potrebbe sortire effetti di originalità. La tua valutazione attesta comunque che il libro merita di essere segnalato.