Dettagli Recensione
La chiamavano Lee
Uno scatto fotografico che desta straniamento e curiosità in coloro che osservandolo apprendono provenire dalla stanza da bagno di una delle residenze di Adolf Hitler.
Solo la sfrontatezza e lo spirito rivoluzionario di una donna come Lee Miller poteva concepire una simile posa da immortalare; gli scarponi infangati che imbrattano il candido tappetino, gli abiti gettati sulla sedia ed il suo corpo denudato adagiato nella vasca da bagno del fuhrer.
Uno sfregio per colpire nell'intimità il carnefice? Voyeurismo? Arte?
Probabilmente la nota immagine trae origine da tutti questi elementi, ma in ogni caso la signora Miller fu una donna dalla vita densa e all'avanguardia per il tempo in cui visse.
Interessante e brillante il lavoro della Dandini con cui riesce a scandagliare e ricostruire l'intera esistenza di una donna straordinaria, uno spirito libero, svincolata da clichè socio-culturali, unica padrona di se stessa. Modella, artista, fotografa, giornalista. Anche compagna e moglie, ma recalcitrante ai guinzagli e alle gabbie seppur dorate.
Cittadina del mondo, americana di nascita, ma attratta dal vecchio continente e dal nord Africa.
Non si tratta di un saggio biografico ma di una accurata ricostruzione documentale che sfocia in un racconto che unisce passaggi di stampo saggistico a pagine romanzate in cui l'autrice presta la voce ad Elisabeth in dialoghi di studiata verosimiglianza sulla base delle lettere e degli scritti consultati e citati. Da ciò uno scritto piuttosto originale modulato su più registri stilistici che sono piacevolmente omogeneizzati tra loro per dare un'ottima visione d'insieme.
Un personaggio femminile complesso, un'indole eclettica che ha preferito vivere fuori dagli schemi dettati dalla morale austera del Novecento, alla ricerca continua di appagamento.
Eppure un essere fragile come un cristallo che pochi hanno compreso.
Serena Dandini si astiene da giudizi, ma fornisce al lettore tutti gli strumenti per maturare un pensiero personale sulla enigmatica figura di Lee Miller.
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Inizialmente non comprendevo la forma e l'intento profuso dall'autrice, poi tirando le somme, l'ho apprezzato.
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